La Casta non si smentisce e conferma che siano etero bi gay o lesbiche sono tutti uguali: la deputata del PD Paola Concia è riuscita ad ottenere che sua moglie (si sono sposate in Germania) goda in Italia degli stessi diritti all’assistenza sanitaria dei compagni etero dei tanti scaldapoltrone che siedono a Montecitorio. Fini le ha detto sí.
Vogliamo fare polemica, e vogliamo farla gratis. Perché la moglie di Anna Paola Concia sí e la compagna della lesbica che vive al secondo piano una moglie nemmeno ce l’ha perché la legge glielo impedisce? Non hanno nemmeno uno straccio di vergogna questi che dicono di appartenere al ”movimento” di lavorare per i diritti degli altri e poi lavorano solo per i propri? Non si vergogna Paola Concia a dare il via a una raccolta di firme per una iniziativa di legge popolare sulle Unioni Civili in linea con i diktat della Bindi e di D’Alema, quando lei grazie al suo status si è potuta sposare in un altro paese e in Italia ottiene diritti non solo per sé, ma anche per la sua compagna?
Ci siamo espressi negli stessi termini a proposito delle ”nozze con Balenciaga” a New York e con le nozze in Norvegia di un altro noto esponente del movimento. E’ una vergogna che mentre i cittadini lgtb italiani vengono presi per il culo, pestati un giorno sí e l’altro anche, mandati all’ospedale, vilipesi e non c’è una legge che li tuteli, alcuni privilegiati della Casta possano riuscire dove altri non possono.
Per riassumere: estendere anche ai compagni dello stesso sesso i diritti riconosciuti dal Regolamento di Montecitorio ai conviventi dei deputati: questa la proposta che, entro la fine della legislatura, il presidente della camera Gianfranco Fini sottoporrà all’Ufficio di presidenza della Camera, sulla base della richiesta avanzata dalla deputata del Pd Paola Concia.
Mentre gli altri stanno a guardare.
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