Quando ho letto sul programma la presenza di questo film mi sono immediatamente rallegrato al pensiero di un nuovo studio sul teatro, dopo quello intorno a Riccardo III (Riccardo, un uomo, un re)
di alcuni anni or sono, del grande attore americano. Qui Pacino, da subito, confessa la fascinazione esercitata su di lui dallo straordinario testo di Wilde. Anche in questo caso costruisce una sorta di documentario, back stage in progress intrecciando il film con una rappresentazione teatrale rigorosa nata per la pellicola. Il lavoro di studio e preparazione segue parallelamente le prove in palcoscenico, la lavorazione della pellicola, gli studi del regista sull’autore, spezzoni di film antichi, interviste, ricostruzioni fascinosamente “peplum”, ma in punta di matita; alcuni momenti in cui Pacino è lo stesso Wilde. Scandaglia l’autore, i personaggi, la società del tempo, la tragedia del carcere, alla luce di oggi, e cercando di comprendere la società dell’inizio del secolo scorso. Nella finzione scenica interpreta Erode, mentre Salomé è l’interessante Jessica Chastain, Kevin Andreson è Jokanaan, mentre Roxanne Hart é la magnifica Erodiade. Conosco molto bene il testo per averci lavorato, negli anni, a varie riprese, e debbo ammettere di essermi profondamente emozionato in alcuni momenti, come all’inizio, quando l’atmosfera distilla veleni, o notando il gioco di sguardi fra Narraboth ed il paggio di Erodiade, e specialmente apprezzando l’atmosfera cupa, l’aria perante, l’ala nera che incombe su ogni cosa. Tutto, come dicevo, amalgamato con tono brillante ed intelligente, sino al finale…nel deserto.
WILDE Salomé di Al Pacino, 95 minuti, fuori concorso
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