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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: una destra definitivamente “trascorsa”

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di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Opinioni

 

Come ampiamente dimostrato già nel Giustappunto! della scorsa settimana, intorno alla questione della riforma del Mes – il Meccanismo europeo di stabilità – le destre italiane hanno preso un ‘granchio’ colossale. A dimostrazione della loro inattualità e inadeguatezza per governare l’attuale fase storico-politica del nostro Paese. Va da sé che una destra servirebbe all’Italia. Ma quelle ‘nostrane’ non sono minimamente presentabili, soprattutto in determinate materie. Esse sono rappresentative di un ‘pezzo’ del Paese che, per quanto maggioritario, è destinato a scomparire. Bisogna, insomma, attendere un nuovo ‘cambio’ generazionale, per poter avere un nuovo nucleo conservatore nel senso ‘popolare’ di questo termine. Le destre attuali sono astiose, irrazionali, esoteriche, diffidenti. E anche quella parte di elettorato che si potrebbe definire di ‘centro’, è malato di una faziosità settaria, nostalgica persino dei suoi fantasmi. Il tempo è passato, il muro di Berlino è crollato da 30 anni, la sinistra storica, pur con immenso travaglio, certamente non è più quella ‘cosa’ utopica e ideologizzata di un tempo. L’europeismo ha sostituito il comunismo. E anche sul fronte ‘liberal’, una nuova ‘laicità positiva’ ha opportunamente essiccato alla radice ogni forma di anticlericalismo ortodosso. A destra, invece, un immobilismo da ‘satanassi’ continua a farla da padrone. E si insiste nel formulare una serie di teorie ormai superate dal tempo, coltivando un anticomunismo che non possiede più alcuna ragion d’essere. La formula sovranista, inoltre, risulta totalmente inadeguata a rappresentare le istanze conservatrici del Paese, poiché irriducibilmente qualunquista e provinciale. Servirebbe persino un po’ di ‘sano nazionalismo’, in grado di incontrarsi e confrontarsi con la diversità, al fine di ribadire alcune nostre tradizioni che ci ‘ancorano’ felicemente nell’amore verso il nostro Paese. Purtroppo, il nazionalismo di ‘casa nostra’ si dimostra, ancora oggi, fagocitato dal fascismo e da ridicole fissità, forzate fin quasi al delirio. Oltre a ciò, bisognerebbe cominciare a notare come il sovranismo della Lega di Matteo Salvini sia leggermente diverso da quello di Fratelli d’Italia. Quello di Matteo Salvini è un nazionalismo ‘adottato’, funzionale a camuffare quello stesso liberismo sfrenato che afferma di voler combattere. Giorgia Meloni, invece, pur con le sue esagerazioni, è indubbiamente se stessa, nel bene e nel male: nel bene, in quanto ingiustamente esautorata dalla Lega, che ne impedisce l’ascesa dopo averle sottratto di mano la dottrina; nel male, poiché anch’essa ‘spiazzata’ dal crollo delle teorie neo-liberiste, con le quali anche la destra post fascista è stata a lungo alleata.
Insomma, le dottrine sovraniste sono il segno più evidente di una destra antiquata, obsoleta, superata, che non sapeva più a quale ‘santo’ votarsi e che, per tale motivo, ha cominciato a vomitare menzogne su menzogne, mentendo ben sapendo di mentire. Siccome si è compreso il divario di ingiustizia sociale generato proprio dalle politiche liberiste più selvagge, allergiche a ogni forma di controllo da parte dello Stato, si è cercato un ‘parafulmine’, un nuovo ‘capro espiatorio’ da colpevolizzare, al fine di mistificare la verità. E cioè, che al tanto criticato ‘neo-liberismo’, le destre nazionaliste hanno a lungo ‘sorretto la coda’. La reazione è stata veemente, proprio perché si aveva qualcosa da nascondere, da far dimenticare. Tutto quel che è accaduto dal Governo Monti in poi è responsabilità proprio delle destre. Le quali, per dissimulare il loro ruolo di comprimarie, hanno cercato di scaricare ogni colpa ora sull’Unione europea, ora sulla globalizzazione e persino sull’euro. Le vere colpevoli del disastro sono, invece, le destre. Tutte le destre, da quelle popolari e moderate a quelle più xenofobe ed estreme. Non hanno capito che i tempi stanno mutando e che si sta andando verso un altro tipo di società, tecnologicamente più avanzata, nonché caratterizzata da altre priorità, come per esempio quelle climatiche di sostenibilità ambientale. Uno sviluppo che rimane criticabilissimo, ma che ha palesemente evidenziato l’immobilismo culturale, puramente fotografico, di un pezzo della società italiana, da sempre impegnata ad ‘appioppare’ e distribuire ‘etichette’ che lasciano il tempo che trovano.

E molto male ha fatto chi, a sinistra, si è spesso ridotto a rincorrerle, al fine di rubare loro consenso e stabilirsi al centro dello scenario politico italiano. Le sinistre debbono rimanere se stesse sapendo aspettare con pazienza, coscienti che, prima o poi, il grosso dell’elettorato italiano potrebbe finalmente comprendere che il valore della ‘semplicità’ non possa essere confuso con la ‘facilità’, con la banale ricerca di ‘scorciatoie’, con slogan e forme di sintesi confusionarie e riduttive, ancor più false di quelle del marketing. Una sostanziale e becera ignoranza rimane la zavorra di fondo di una destra italiana disperatamente aggrappata al passato e che, in quanto tale, risulta ormai definitivamente trascorsa.

 

 

(29 novembre 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione veitata

 

 





 

 

 

 

 

 




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