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O dell’erosione della Costituzione al servizio del crollo possibile di una democrazia incompiuta

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di Alfredo Falletti

Per taluni è un valore, per altri uno scomodo fastidio, ma perché si arrivasse alla libertà ed all’attuazione dei diritti fondamentali, in tanti hanno sacrificato la propria vita in una guerra civile talmente sentita in tutta la nazione devastata da cinque anni di guerra, da convincere anche oltre duemila siciliani che partirono per raggiungere i partigiani sulle montagne del nord nonostante la loro terra fosse già stata liberata dagli Alleati dopo gli sbarchi a Gela e Cassibile.

E bisogna essere siciliani per capire bene cosa intendiamo.

Tanti giovani di ogni estrazione sociale di ogni parte d’Italia che non videro la nascita di quella Costituzione nei fatti inattuata ed orribile tradimento verso chi si sia sacrificato. Già solo per questo motivo ogni cittadino dovrebbe essere consapevole e dovrebbe conoscere la Costituzione della Repubblica Italiana per prendere coscienza di quanto inadempiente sia il “sistema Stato” soprattutto con gli anelli più deboli della catena sociale.

I Principi Fondamentali, all’art. 1, esprimono elementi inconfutabili: democrazia, lavoro, sovranità popolare soggetta alla Costituzione.

All’art. 2 si riconoscono i diritti inviolabili e si propugnano doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Del resto in ottant’anni di storia repubblicana si sono avvicendati governi quantomeno inadempienti se ancora oggi siamo in grado di constatare che la democrazia è sistematicamente sotto attacco da parte del sistema politico – non da parte dei cittadini che il sistema politico incolpa – il lavoro, quello vero e non la truffa dei numeri di propaganda, è un privilegio e di lavoro addirittura si muore con numeri da conflitto armato.

In quanto alla sovranità popolare non vale la pena soffermarsi: basti pensare alla sorte dei risultati dei referendum puntualmente sconfessati o aggirati con sparute eccezioni come quella sul divorzio.

E sono dati inconfutabili quelli che sistematicamente vengono ufficializzati da organi quali Eurispes, Banca d’Italia, Svimez (addirittura l’Istat, che mancanza di rispetto!): quattro delle cinque regioni con l’occupazione più bassa d’Europa sono italiane: in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia un giovane su quattro non ha lavoro.

Si citano a vanvera i diritti inviolabili dell’uomo da realizzarsi quali il diritto alla vita, all’integrità personale, alla libertà di pensiero e all’iniziativa economica eppure si muore di lavoro: oltre 200.000 giovani ormai ogni anno emigrano ed il trend è in crescita, la libertà di stampa è quotidianamente sotto attacco relegando questo Paese intorno al 50° posto al mondo e quella di pensiero, espressione e dissenso è intimidita, a essere parchi di aggettivi, da paradossali ed incomprensibili “identificazioni” di Polizia.

Il diritto alla salute non è immune: aspettative di vita molto diverse tra nord e sud; diversità nelle opportunità di cure e nel rischio per infrastrutture sanitarie fatiscenti o addirittura chiuse per ragioni economiche – come se la salute e la vita fossero voci di bilancio – compromettono alla base quei diritti.

In estrema e dolorosa sintesi carenze di base della burocrazia, inadeguatezza della politica nel gestire il Paese, vessazioni impositive più simili al dragaggio di denaro per far cassa piuttosto che per il funzionamento dei servizi al cittadino, soprusi ed irrazionalità del sistema pubblico ed assenza dello Stato in ampie e numerose aree del Paese rendono le istituzioni gravemente e dolosamente inadempienti rispetto al dettato costituzionale.

E non c’è quindi di che stupirsi se soggetti istituzionali di alto livello fanno propaganda perché il cittadino si astenga dall’esercitare il proprio diritto/dovere in sede di referendum perché il pensiero critico terrorizza chi pensa che governare equivalga a comandare.

 

 

(2 giugno 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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