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Matteo Renzi: “Giorgia Meloni aveva promesso 25 miliardi per i dazi e 15 miliardi per la casa, ma in Legge di Bilancio non c’è un centesimo”

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di Giancarlo Grassi

E’ con il solito spirito burlesco che Matteo Renzi ricorda dalla sua Newsletter settimanale cosa c’è di vero e quanto invece di fantasioso nella continua propaganda a sei reti unificate del pessimo governo Meloni. Renzi di soffermarsi sulla Legge di Bilancio e ricorda che “Meloni aveva promesso 25 miliardi per i dazi e 15 miliardi per la casa e non ha messo un centesimo in Legge di Bilancio” ricordando, e forse esagera, che “nessun opinionista scrive che la Premier ha mentito al Paese”.

Poi se la prende con Salvini che “parla di tutto e del contrario di tutto ma non si accorge che Giorgetti, ministro del suo partito, gli taglia i soldi delle metropolitane, delega del suo ministero”. Ce n’è pure per Tajani che “in una settimana si è fatto smentire da tutti: dalla Meloni sull’Europa, da Salvini sulle Banche, da Lupi su tutto. E dire che dovrebbe rappresentare la Farnesina nel momento di massima crisi geopolitica dai tempi della fine della Seconda Guerra Mondiale”.

C’è da dire che Meloni gli toglie spazio anche agli Esteri, nel senso che se Tajani mantiene la delega e la vicepresidenza del Consiglio, si trova Meloni che puntualmente lo anticipa sugli esteri e Marina Berlusconi che gli detta la linea sul Governo. Un uomo, uno statista, diciamo noi.

Poi Renzi provocatoriamente regala battute sui “soldi per le marchette ci sono: dalle piccole come quella venuta fuori con la storia della sagra del fungo porcino di Lariano a quelle grandi come il CNEL. Questo Governo ha dato ai pensionati minimi una cifra di 4-6€ in più e al pensionato Brunetta una cifra di 240.000€ in più cambiando la legge ad hoc per lui. Pensano alle supermarchette e non pensano ai supermarket dove il ceto medio fa sempre più fatica per l’aumento soprattutto degli alimentari. Non solo degli alimentari, ma soprattutto degli alimentari”. Quindi la Newsletter di Renzi si sofferma sulla politica, quella che andrebbe politicata: “Non mancano i soldi” dice l’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva “manca la visione del Paese. E mi stupisce che Confindustria continui a tenere un atteggiamento sdraiato sul Governo. Dopo questa legge di Bilancio in piazza dovrebbero andare insieme sindacati e datori di lavoro. Insieme. Perché non c’è niente per nessuno. E soprattutto non c’è niente di quello su cui avevano fatto i titoli per mesi: dazi, tasse, piano casa”.

E’ a tinte fosche il futuro che delinea Renzi, ma è facilmente immaginabile: “il debito pubblico crescerà, la pressione fiscale crescerà, il numero di italiani che fuggono crescerà, il costo della vita crescerà e la Legge di Bilancio non ha un’idea che sia una? Ecco perché la Meloni vuole parlare solo di crisi democratica, di massimi sistemi, di attacchi alla sua famiglia” forse perché se “la porti sul terreno del confronto economico le bugie non reggono più”.

Poi la battuta sulla Francia, immancabile. Si spara addosso a Macron come sparare sulla Croce Rossa: “I giornali internazionali dicono che l’Italia è più solida rispetto alla Francia. Ma è ovvio: oggi purtroppo sono tutti più solidi del Governo francese, persino il burro è più solido del Governo francese”.

Poi il finale: L’Italia potrebbe giocare una grande partita perché la stabilità del Governo è un fatto istituzionalmente positivo per un Paese. Potrebbe essere protagonista sulla scena internazionale, fare proposte in Europa, lanciare un piano Paese… Nulla”. E ricorda i tempi in cui Meloni attaccava l’allora governo Renzi “dicendo che bisognava vendere un aereo di Stato che sembrava il problema per tutti i populisti” per poi arrivare “negli scorsi mesi” a comprare “almeno – quattro aerei di Stato, bellissimi, Gulfstream, i top. E io ovviamente non faccio polemica su questo: se li hanno comprati, immagino che servissero”.

E quindi pensa alle elezioni con l’aforisma del monello: “Per batterli non possiamo diventare come loro (….) i populisti quando ti trascinano sul loro campo sanno maneggiare il fango meglio di noi”.

 

 

(28 ottobre 2025)

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