di Daniele Santi
Certamente dopo che Antonio Tajani ti invita alla sua festa e Meloni ti fa sentire l’odore di soglia di sbarramento al 3% o di poltroncina governativa, l’unica cosa che puoi dire è che vedi Roberto Fico come “il male assoluto”. Certo il rischio è che Calenda, che cresce nei sondaggi più quando sta zitto che quando esterna su tutto, si trovi senza coalizione nel centrosinistra e lasciato con le braghe calate in piazza, in una domenica di mercato, dalle destre.
Certo tocca riposizionarsi. E siccome vali tanto come il due di picche se giochi a briscola con le piacentine che cosa ti rimane se non gli strali?
Poi però, siccome l’uomo non è affatto scemo ma ha soltanto la lingua un po’ lunga, riesce a infilare un paio di giudizi assennati (sempre ad uso personale) e che trovano riscontro nella realtà: subito dopo avere appreso i dati di un sondaggio interno tra gli imprenditori e i manager di Cernobbio secondo il quale “Degli oltre 200 fra manager e imprenditori intervistati più dell’80% giudica positivamente l’operato del governo Meloni a metà mandato”, il leader di (in)Azione afferma che il favore verso il governo è dovuto al fatto che ha tenuto i conti in ordine e ha garantito una stabilità finanziaria importante, oltre ad aver tenuto una linea sulla politica internazionale che ci tiene dentro al meccanismo europeo.
Sentivo dire la stessa cosa proprio oggi pomeriggio al bar dove mi sono fermato per un caffè, ottimo peraltro, attorno alle 15. Lo dicevano alcuni avventori alla barista, che era d’accordo, naturalmente – che mica puoi perderti i clienti sulla politica. Certo non è detto che gli alcuni avventori sappiano chi sia Calenda ed è persino possibile che se sapessero di essere d’accordo con lui cambierebbero parere, ma non si sforzino troppo. A cambiare opinione ci penserà lui: forse domani stesso. Perché come noterete dagli strali verso Salvini è passato a quelli contro Fico. Perché i grandi statisti ne hanno per tutti. E sono veloci a cambiare idea.
Naturalmente c’è anche il parere di Renzi (perché se c’è Bibì, mica può mancare Bibò) che fa del sarcasmo come suo solito, e dice: “Occhio ai sondaggi, io mi ricordo bene i giudizi positivi della platea di Cernobbio sui miei referendum, che poi mi sono rimasti sul collo”.
Insomma sembra proprio di capire che più che un commento politico su Fico quello di Calenda sia un segnale a Tajani e premiata ditta, quasi a dire: “Ve la dò gratis”, la disponibilità a essere dei vostri e a cercare di creare quel polo moderato [sic] che voi volete a doppia cifra. Nel frattempo è lì, come un pallino sperduto in mezzo a un biliardo minaccioso, mentre gli altri fanno cose e lui invece le dice.
Ed è proprio l’acerrimo nemico Renzi a ricordargli che aria tira: Meloni “ha vinto perché la sinistra era divisa, se la sinistra si mette insieme vince”. Vedi Genova. E Calenda forse dimentica che dalla Calabria al Veneto, i progressisti saranno ovunque insieme contro la destra. L’unico a non esserci è proprio lui. Dovrà far felice Tajani?
(7 settembre 2025)
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