di E.T.
Era il 2002 e Berlusconi, a corto di miracoli italiani dopo averli falliti tutti dal 1994 – un po’ come la sua figlioccia politica che l’ha superato nel fabbricare bugie credibili solo a chi la vota (e sono molti) – promise che il Ponte sullo Stretto sarebbe stato pronto nel 2004.
Un simile maestro ha giocoforza creato mostri che lo superano in becerume, ma non in scaltrezza; dunque ecco Salvini che annuncia l’inizio dei lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina per l’ottava volta: tante sono, più o meno, le sue apparizioni-comunicazioni da marzo 2023 su Rai 1 con date fantasiosamente diverse: prima i cantieri sarebbero iniziati entro l’estate 2024, poi conferma l’avvio dei cantieri entro l’estate 2024 dopo avere ribadito a settembre l’apertura dei cantieri nell’estate 2024 e quindi ripetere che i lavori sarebbero partiti entro l’estate 2024 nel gennaio dello stesso anno con roboanti dichiarazioni, conferma con il solito piglio da innovatore del destino mondiale ad aprile 2024 poi, miracolosamente, Salvini annuncia da Genova (ad uso campagna elettorale, poi perse le elezioni) che i lavori sarebbero iniziati nella primavera del 2025, data che a maggio 2025 era nuovamente scivolata all’estate 2025 (avvio subordinato al via libera del Cipess entro giugno) infine riconferma l’inizio dei lavori entro l’estate 2025, con approvazione del progetto definitivo per la prima settimana di agosto, come scriviamo su Gaiaitalia.com Sud.
Poi, ottenuto il lasciapassare dal Cipess con trionfi e giubilei e con tutti i galli del pollaio attorno, Salvini trionfa come figlio dell’Unto del Signore diventando per diritto ereditario il Bisunto e scomoda la storia (ad averne conoscenza), e già che c’è scomoda anche il santo di turno, non avendo a disposizione un rosario da brandire.
Matteo Salvini si sbrodola parlando del “ponte a campata unica più lungo al mondo” che renderà “attraversabile tra il 2032 e il 2033” con i cantieri pronti a partire tra settembre e ottobre di quest’anno (ma pochi giorni fa aveva detto che sarebbero partiti entro l’estate 2025). Tanto si potrà sempre dare la colpa dei ritardi alla Corte dei Conti cui spetta l’ultima parola come, ricorda con una saggezza che stupisce per il suo manifestarsi in presenza del figlio dell’ultimo onnipotente sceso in terra, Pietro Ciucci, l’ad della Società sullo Stretto ricordando all’Huffington Post che “La Corte dei Conti non è un passacarte”.
Ed è, quella stessa Corte dei Conti, la magistratura contabile a cui l’esecutivo vuole tagliare le unghie con una delle tante riforme che i magistrati contestano.
E siamo a San Matteo dal Ponte investito che, ebbro di sé, snocciola dati così come mangiava ciliegie mentre Zaia parlava di bambini morti, ricordando che in due sole occasioni prima di quella da lui creata si è attraversato lo stretto senza traghetto: “nel 250 a.c., lo attesta lo storico Strabone” poi da “San Francesco da Paola” quello che attraversava lo stretto sul suo mantello, così come i 5 stelle riuscivano a fare i conti considerando che 1+1=3.
Più che un miracolo una storiella sulla quale Salvini ha il buon gusto di ironizzare: “Non abbiamo riscontri oggettivi”.
Del resto erano Berlusconi e Lunardi che nel 2004 facevano la danza della frottola attorno al plastico del Ponte (quanto avranno speso in plastici questi delle destre che un Ponte una speranza?); Salvini più pragmatico dice che “Ora sarà possibile farlo (attraversare il ponte, ndr) più volte al giorno”.
Dice “ora” parlando di una cosa che non sarà transitabile fino ad almeno il 2033 danza della frottola permettendo. Davvero sono fantasiosi.
Dunque appuntamento su Retequattro per la prossima puntata (dove, ad avere culo, ci spiegheranno pure cosa se ne faranno Calabria e Sicilia di un ponte da 13 miliardi quando ai cittadini è praticamente impossibile la viabilità interna. Chiedete a un catanese quanto impiega in treno per arrivare a Palermo, se c’arriva)…
(7 agosto 2025)
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