di Giovanna Di Rosa
Sono imbufaliti al Governo: ottocentomilioni di euro munificamente elargiti al buon Rama (solo leggermente più popolare in Albania, di un’epidemia di peste possibile tra una cinquantina d’anni) e la Corte europea, senza rispetto, dà addirittura torto al governo della presidente del Consiglio che doveva inseguire i trafficanti di uomini per tutto il globo terracqueo e ha tolto denaro alla sanità e alla scuola per aprire una roba che non serve nemmeno a lei.
Perché la politica, questa politica, non può proprio sopportare che la Giustizia controlli la politica e ne faccia notare gli errori.
“La designazione di Paesi terzi come Paesi di origine sicuri deve essere suscettibile di una revisione efficace da parte del giudice”: è questa la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea pronunciatasi sul ricorso contro la procedura di frontiera nei Cpr in Albania, quei centri che hanno ospitato 14 persone e rimpatriate tre, forse quattro.
Insomma, un trionfo da 114 mila euro al giorno di mantenimento. Soldi degli italiani. Figurarsi.
Con simili spudoratezza e disprezzo per il potere assoluto delle loro maestà, la Corte di giustizia europea ha dunque dato torto al governo italiano allontanando sine die il pieno utilizzo dei centri realizzati in Albania, da molti mesi ormai destinati ad ospitare 25 -30 migranti nella zona destinata a Cpr lasciando del tutto vuoti i circa 400 posti che nel progetto originario di Giorgia Meloni avrebbero dovuto ospitare richiedenti asilo soccorsi in mare.
Nulla si sa dei cani che venivano sfamati fino a qualche settimana fa, secondo pettegolezzi comunisti non verificati.
Nostra signora dei miracoli mancati (e mancanti) è furibonda. Si trova in Turchia a parlare con Erdogan e con i leader libici, tutte personcine per bene che hanno a cuore le libertà individuali e la democrazia in tutto il globo terracqueo e che aborrono la violenza contro i migranti, e riesce a dire in un afflato di umanità inaspettato, in questo tempio eretto ai diritti umani quale è la Turchia di Erdogan, che si trova lì per discutere di come fermare il traffico di esseri umani.
Dev’esserle sfuggito, il potere ha la memoria corta, cosa successe con un tal Almasri pochi mesi fa, uno che con il traffico di esseri umani e le tortura aveva qualcosa a che vedere, messo su un aereo di stato e “rimpatriato per evitare ritorsioni” secondo la versione 4.0 della ridicola storia che hanno imbastito su questa roba vergognosa (avrebbero fatto più bella figura a metterci sopra il segreto di stato).
Reazioni scomposte anche dal buon Salvini che con il solito linguaggio da educanda accusa l’UE e la Corte di tutto e di più. Un’Italia di cui andare fieri, diciamo. E un governo da non dimenticare. A capire cosa vogliamo dire.
E infine, alcuni punti della sentenza che ricorda che il “cittadino di un paese terzo può vedere respinta la sua domanda di protezione internazionale in esito a una procedura accelerata di frontiera qualora il suo paese di origine sia stato designato come “sicuro” a opera di uno Stato membro. La Corte precisa che tale designazione può essere effettuata mediante un atto legislativo, a condizione che quest’ultimo possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo vertente sul rispetto dei criteri sostanziali stabilite dal diritto dell’Unione”.
La Corte precisa poi che “uno Stato membro non può includere nell’elenco dei Paesi di origine sicuri” un Paese che “non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione” sottolineando come la decisione “vincola tutti i pronunciamenti di altri giudici nazionali”.
Il governo va avanti con il suo disegno, perché di fronte a simile spudoratezza non si può che rispondere coi pochi mezzi che si hanno, tra i quali la testardaggine persino contro le regole, almeno fino a giugno 2026 quando entrerà in vigore un nuovo regolamento. Ma questo dal Governo Meloni si guardano bene dal dirlo.
(1 agosto 2025)
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