di Massimo Mastruzzo*
Mentre si guardano con entusiasmo la mappa dei collegamenti ferroviari diretti dall’Italia verso il cuore dell’Europa — da Milano a Parigi, da Venezia a Vienna, da Roma a Monaco — è inevitabile fare un confronto amaro: quanto è facile uscire dall’Italia, e quanto è difficile attraversarla, soprattutto da Sud verso Nord?
La risposta è sconfortante, soprattutto se guardiamo verso Sud. Il Paese è letteralmente spezzato in due da un divario infrastrutturale che non è solo ferroviario, ma anche economico e sociale.
La realtà è che l’Alta Velocità, simbolo di modernità e connessione, si ferma molto prima di raggiungere gran parte del Sud Italia. Basta guardare una mappa ferroviaria nazionale per rendersi conto che città come Reggio Calabria, Potenza, Cosenza, Trapani o perfino Lecce non sono collegate da nessuna linea AV. In molti casi, nemmeno da collegamenti ferroviari efficienti. Ci sono tratte dove la velocità media dei treni regionali è inferiore ai 60 km/h, e ci vogliono ore interminabili per percorrere distanze relativamente brevi, con coincidenze difficili, ritardi cronici e tratte a binario unico.
Un’Italia a due velocità (letteralmente)
Nel Nord Italia, l’alta velocità permette di muoversi rapidamente tra Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma. Ma superata Napoli, il tempo rallenta, e con lui le possibilità di sviluppo di interi territori.
In Sicilia, poi, la situazione è ancora più drammatica: mancano tratte ad Alta Velocità, le linee sono vecchie, lente, e le città principali sono spesso collegate con un solo binario. Per raggiungere Messina da Palermo o Catania, serve pazienza e spirito di adattamento.
Il caso più emblematico, però, è Matera. Capitale europea della cultura nel 2019, città di fama mondiale per i suoi “Sassi”, è l’unico capoluogo di provincia in Italia a non essere servito da una linea ferroviaria nazionale.
L’unica linea attiva, gestita da Ferrovie Appulo Lucane (FAL), è una ferrovia a scartamento ridotto non elettrificata, che collega Matera a Bari con treni lenti e non integrati nella rete RFI (Ferrovie dello Stato). Nessun treno diretto verso Roma, Napoli o Taranto. Nessuna Alta Velocità. Nessuna prospettiva immediata.
Matera è oggi una delle città più isolate d’Italia, nonostante il suo valore culturale, turistico ed economico. Una condizione che rappresenta una ferita aperta per tutto il Mezzogiorno.
Eppure, ci si chiede come mai il Sud continui a essere tagliato fuori da quella “rete” che dovrebbe unire il Paese.
Il nodo dello Stretto: il ponte che manca e la visione che manca
Il dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina è da decenni un simbolo — non solo dell’ingegneria, ma anche (e soprattutto) dell’assenza di una visione politica concreta. Chi si oppone alla sua costruzione sostiene che senza un’infrastruttura ferroviaria moderna in Sicilia e nel Sud, il ponte servirebbe a poco.
In realtà è vero il contrario: senza quel ponte, ogni progetto di Alta Velocità in Sicilia rimane isolato, scollegato dalla rete nazionale. Il ponte, per quanto controverso, rappresenta una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per unire davvero Nord e Sud, rendendo possibile l’estensione dell’AV e aprendo nuovi scenari economici e sociali.
In conclusione
Se da Milano si può arrivare direttamente a Parigi o Francoforte, da Palermo non si può nemmeno arrivare in tempi competitivi a Roma. Se l’Europa guarda avanti con reti ferroviarie integrate e sostenibili, l’Italia deve ancora fare i conti con una frattura interna mai risolta. E questa frattura non è solo geografica: è economica, sociale e culturale.
Per costruire un’Italia davvero connessa — non solo con l’Europa, ma con sé stessa — servono scelte coraggiose, investimenti seri, e soprattutto una volontà politica che non si limiti a disegnare mappe futuristiche, ma cominci a colmare, davvero, le distanze.
In estrema sintesi serve una decisa azione politica che, partendo dal Sud-Italia, ristabilisca l’Equità Territoriale.
*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale
(21 luglio 2025)
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