di Daniele Santi
Ciò che stupisce del grillismo, e degli ex del grillismo che dovevano cambiare il mondo e fanno i reportage, è lo scoprire l’acqua calda dopo migliaia di anni dal primo uomo che la utilizzò. In più c’è l’aspetto dell’umana gratitudine che soggiace ad ogni espressione pubblica scevra da ogni possibile livore [sic].
Siccome Di Battista in politica non c’è più (e schiatta dentro il non esserci) ecco Grillo che diventa un padre-padrone – scoperto tardivamente, oseremmo dire – giudizio che traspare da una coraggiosa dichiarazione dell’ex che sarà ex in eterno: “Io politicamente non mi fido di Beppe Grillo. Ancora Beppe Grillo fa da padre padrone e io sotto di lui non ci sto”. Poi è il momento della lacrimuccia: “Ho parlato con Conte e ho compreso che ci sono molte componenti nell’attuale M5S che non mi vogliono. Da Beppe Grillo passando per Roberto Fico: non mi vogliono, per una serie di ragioni”.
Dunque, dalle dichiarazione dibattistiane via video dedicato al fan club apprendiamo che nessuno lo vuole il Di Battista forse perché “poco imbrigliabile”. Del resto una simile sfolgorante intelligenza politica, condita con acume diplomatico e tempismo eccellente, come può essere imbrigliata? Meglio lasciarla al pascolo affinché liberi le sue energie, delle quali l’Italia non può fare a meno, in reportage e documentari di cui il paese non può fare a meno. Come dei successi della collana editoriale che gli è stata affidata, con pieno diritto, da un editore che pensava di far bene.
Dunque se lo statista Di Battista non è in lista con il M5S è colpa della cattiveria della gente e degli altri che non lo vogliono. Per malanimo, mica perché magari ci siano ragioni valide. E sentirsi discriminati, molti di voi lo sanno, fa male. E’ il destino dei troppo alternativi quello di essere messi fuori dall’establishment nonostante cerchino disperatamente di rientrarvi sputandoci sopra – in fondo chi disprezza compera.
(9 agosto 2022)
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