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“I ministri del Movimento lascino le cariche!”. E i ministri: manco po’ cxxx…

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di Daniele Santi

Il verbo di Casalino tornato poderosamente in auge dopo la sua traversata del deserto, ha ripreso le redini del cavallo zoppo a 5 Stelle e agisce come un capo. Un capo che ha al suo fianco altri due capetti: lo chiamano triumvirato, erano lì per non essere come gli altri. Sono peggiori. Così sfugge di mano al capissimo una velina opportunamente composta che diceva, in soldoni, “via i ministri dell’Armata Brancaleone dal governo”.

I ministri risposero in coro, e garbatamente: “Casalì, manco po’ cazz…”: segue precipitoso ritorno di velina al mittente con denunce di gole profondeminacce di epurazioni dirette al vento. Dai metodi si capisce perché hanno in simpatia Putin, e perché si sono messi così di traverso.

Al loro cospetto un ex presidente del Consiglio preso e nominato, proprio come quel Draghi che si contesta come preso e nominato; quel Conte già nume tutelare degli Italiani e semi-dio al quale il popolo guardava speranzoso in pandemiche ambasce, retrocesso al ruolo di presidente senza nessun potere, nonostante gli atteggiamenti e le parole del Fondatore, e ora governatore senza scettro dell’Armata Brancaleone dell’Incapacità al governo e della demenza felice. Si spinge troppo in là con le frustate ai cavalli il prode condottiero e la biga prende vita propria. “Mo’ so’ ccazzi”, diceva la nonna, pragmatica popolana dal verbo scarno ma efficace, ed ora il Conte del Grillo cerca disperatamente qualcuno che lo tiri fuori dalla melma. Siamo ovvero al ditemi voi cosa devo fare con questi qui al quale l’ultima risposta possibile sarebbe: “Tornatene dov’eri”. Sibillino Patuanelli: “Se Conte vuole ci dimettiamo. Ma non lo ha chiesto”.

A latere la politica italiana che la politica la fa come va fatta la politica, a sorrisi e coltelli, sta già facendo spezzatino del M5S: da una parte Enrico Letta che dice “recuperare il M5S anche solo una parte” e dall’altra il duo Berlusconi-Salvini che in chiave anti-Meloni dicono: “Mai più al governo con il M5S”. Tanto sappiamo quanto durano i mai più e non ci stupiremmo se Di Maio stesse già parlando proprio con quelli lì in chiave 2023.

Anche oggi, e anche domani, avremo un’esondazione di dichiarazioni da tutte le parti, con l’unica possibilità concreta che rimane il “Bye bye” di Draghi che si sta confrontando con pressioni nazionali ed internazionali per rimanere al suo posto, a sottolineare di quanta credibilità gode la politica italiana extra-Draghi nel resto del mondo, e con il M5S che agita e si affonda e più agita e più si affonda guidato da Casalino, Ricciardi e Taverna. Con Conte alla finestra. State a vedere.

 

(16 luglio 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata

 




 

 

 

 

 

 

 



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