18.8 C
Milano
22.7 C
Roma
Pubblicità
Roma
cielo sereno
22.7 ° C
23.9 °
20.8 °
75 %
0.5kmh
0 %
Lun
28 °
Mar
31 °
Mer
32 °
Gio
35 °
Ven
29 °

POLITICA

Pubblicità

ALTRA POLITICA

Pubblicità

ESTERI

Pubblicità
HomeCopertinaNell’Ucraina ferita dalla guerra, un nostro connazionale ha deciso di restare: Ugo Poletti,...

Nell’Ucraina ferita dalla guerra, un nostro connazionale ha deciso di restare: Ugo Poletti, direttore del “The Odessa Journal”, continua a svolgere il suo lavoro. Nostra intervista

Pubblicità
GAIAITALIA.COM NOTIZIE anche su TELEGRAMIscrivetevi al nostro Canale Telegram
GAIAITALIA.COM NOTIZIE su WHATSAPPIscrivetevi al nostro Canale WHATSAPP

di Valerio Esposti

Nel bel mezzo di un conflitto destinato a non finire in tempi brevi, la testimonianza di un italiano che ha scelto di rimanere. Come ogni giorno, Ugo Poletti continua a pubblicare notizie per il “The Odessa Journal”, nell’omonima città icona della cultura e dell’arte: resterà a Odessa, non intende lasciare l’Ucraina nonostante la drammatica situazione in atto.

Milanese, consulente, il direttore della testata giornalistica vive e lavora da 5 anni nella località situata sul Mar Nero: il network di notizie che ha fondato è l’unico in lingua inglese della città.

Ugo Poletti, direttore di The Odessa Journal


Qual è la situazione che si sta vivendo a Odessa?
“Una condizione un po’ diversa rispetto all’angoscia che si prova in altre città, ma la guerra si sente anche qui. Mi è capitato personalmente di essere svegliato all’improvviso alle 5 del mattino, da rumori molto forti: poi ho capito che erano esplosioni dovute a missili. All’inizio non c’era la percezione che si trattasse di una situazione reale: pareva di essere in un film. Le immagini in TV ci hanno riportato immediatamente alla realtà. L’apprensione cresce, per tanti motivi. Ho alcuni amici in altre città, alcuni di loro stanno combattendo; mi preparo alla prospettiva di non rivederli più”.  

Gli abitanti della città come stanno reagendo?
“Finora Odessa è stata risparmiata: la città è ben difesa, non è avvenuto nessuno sbarco. I russi però stanno attaccando Nikolaev (ndr un centro situato più a est); se cadesse, allora avrebbero la strana spianata e punterebbero dritto verso di noi. Quello ucraino è un popolo con grande orgoglio, ognuno cerca di fare quello che può. C’è chi si arruola, altri non usano le armi ma si rendono disponibili per aiutare chi ha bisogno. Le casalinghe si prestano a tessere le tele mimetiche. Sono in molti che hanno deciso di restare; pare che abbia lasciato la città solo il 10 per cento.  D’altra parte, un ragionamento diffuso è che sarebbe una follia attaccare Odessa, si ritiene che non avranno mai il coraggio di farlo: è una città molto amata dai russi, viene considerata una meta turistica, culturale e di pregio storico.”

È possibile tracciare un bilancio attendibile delle vittime, dal 24 febbraio ad oggi?
“In realtà no, è quasi impossibile per via di vari fattori: da entrambe le parti si tende a glissare sugli insuccessi; quindi, le cifre sono da valutare con cautela e da prendere con beneficio di inventario. Perciò in questo momento risulta difficile calcolare il numero delle vittime. Purtroppo, anche a Odessa si sono contati diversi morti quando è avvenuto l’attacco al porto e sono stati presi di mira alcuni obiettivi militari”.

Avrebbe potuto lasciare il Paese, invece ha deciso di restare…
“Ho scelto di rimanere a Odessa e di non tornare in Italia: intorno a me vedo gente che si comporta con grande coraggio e dignità, non mi sento di agire diversamente. Se fossi un turista forse scapperei, ma questa è la città dove vivo e lavoro. Certo, sono consapevole che restando qui assumo un certo rischio.”  

Qual è secondo lei la strategia che ha in mente Putin?
“Non è un pazzo, ha agito consapevolmente seguendo una sua logica, che non condivido. I russi temono un’invasione sin da quando esisteva l’impero: per loro, l’idea che un giorno l’Ucraina possa ospitare forze militari come la Nato, è un incubo, una minaccia. A mio parere si poteva risolvere la vicenda con una soluzione diplomatica: oggi è assurdo ragionare come faceva la Russa imperiale.”

Che cosa dovrebbe fare la comunità internazionale per tentare di fermare il conflitto?
“I ‘giocatori di scacchi’ del governo avevano previsto ritorsioni, ma l’applicazione di sanzioni così forti, no: sono stati sorpresi dalla durezza delle misure. Personalmente ritengo che la comunità internazionale abbia fatto molto più di quanto mi aspettassi. Ai cittadini russi comincia a pesare molto la quotidianità, in termini di disagi e privazioni. Creare una ‘fly zone’ sarebbe troppo pericoloso; sono dell’idea che sia opportuno continuare a spingere sulle sanzioni, ma è altrettanto necessario trovare un accordo”.

Auspicando che la guerra finisca presto, tornerà in Italia oppure resterà in Ucraina?
“Sono milanese, sicuramente tornerò qualche volta in Italia, come del resto ho fatto prima che scoppiasse la guerra. Ma la mia ambizione è riuscire a far venire qui altri italiani: ci sono spazi e condizioni da non sottovalutare per le aziende di casa nostra, le possibilità di mercato non mancano, le prospettive per creare opportunità ci sono. Voglio essere ottimista.”   

 

(10 marzo 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 



Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)

Torino
cielo coperto
15 ° C
15.6 °
14.1 °
86 %
1.4kmh
100 %
Lun
25 °
Mar
24 °
Mer
19 °
Gio
19 °
Ven
18 °
Pubblicità

LEGGI ANCHE