di Daniele Santi #DiMaioDynasty twitter@gaiaitaliacom #Politica
… e fu così che persino il giornale di dio si prese la briga di spiegare ai suoi lettori come la #DiMaioDinasty abbia ucciso il M5S e di ricordare ai fedeli del grillico verbo che anche le creature divine sbagliano. Lo ha fatto con un articolo di rara ferocia, ma di altrettanto raro realismo, nel blog di Andrea Viola.
L’articolo si apre con un’accusa estremamente precisa
… Le sue bugie e le sue responsabilità sono oramai oggettive, provate e riprovate. I fatti certi sono oramai sempre più gravi e documentati. Il grande paladino dell’onestà a senso unico è naufragato grazie alla sua stessa ed enorme ipocrisia…,
poi il blog va oltre
Veniamo ai fatti. L’impresa oggetto di causa per lavoro nero è di Luigi Di Maio, come socio al 50% con la sorella. Documentato e provato. Precedentemente l’impresa era intestata alla madre che come dipendente pubblico non poteva legalmente ricoprire quel ruolo. Il perché di questo fatto è molto chiaro: il padre di Di Maio ha un debito con Equitalia di 172mila euro e per eludere eventuali procedure esecutive ha intestato l’azienda alla propria moglie. Anche se non poteva farlo. Prima domanda: il condono fiscale voluto dal governo giallo-verde verrà utilizzato dal padre di Di Maio?
Andiamo avanti. Di Maio aveva sempre detto di aver lavorato nel periodo estivo nell’azienda di famiglia. Seconda domanda: come mai di questo lavoro estivo non vi è alcuna traccia formale? Solo delle busta paga da febbraio a maggio 2008…
Il resto ve lo leggerete da voi, anche perché il quotidiano del giornalista che si sente dio pubblica una intervista al ministro del Lavoro che non sa cos’è il lavoro, ma conosce bene le ville, le piscine, le frodi del padre, ma non ne sa nulla; nulla sa dei numerosi terreni di famiglia, di passaggio di beni da un nome all’altro, ignoranza grazie alla quale la #DiMaioDinasty si arricchisce di nuovi, effervescenti, appassionanti elementi.
Nell’intervista il politichino già morto – politicamente parlando – dice testualmente “Oggi stesso metterò la ditta in liquidazione. Devo occuparmi del paese”…
Il paese di cui delira il ministro del Lavoro che di lavoro non sa nulla e che pochissimo o nulla sa di tutto ciò che non sia lanciare slogan, avrebbe bisogno di essere maneggiato meglio di come la Di Maio Family ha gestito gli affari di famiglia. Qualcuno, magari proprio il giornale di dio, dovrebbe ricordarglielo.
Nel corso dell’intervista, che potete leggere qui, alle incalzanti domande del giornalista del quotidiano già Pravda del Grillismo, risponde con una lunga serie di non lo so, non ero al corrente, non me ne hanno parlato, non sono stato informato. Ed è questa la parte più triste della già triste storia dell’incapacità di un ministro che nemmeno capisce dove sta né perché – ché dove ci sono piscine ricordava stalle, dove ricordava stalle ci sono piscine – e che accusava con furore insopportabile i suoi avversari di disonestà ergendosi a paladino di ogni moralità, trovandosi oggi invischiato in una storiella di raro squallore che di morale non ha nulla. Una pena.
Di Maio è morto. Politicamente parlando.
A poco gli servirà il suo continuare a genuflettersi di fronte al neofascismo dell’odio dell’inquilino pro-tempore del Viminale votanto ogni barbarie questi partorisca per rimanere ancora un po’ ad assaporare il profumo delle stanze dei palazzi buoni. Prolungherà di un po’ il suo potere e quindi la sua agonia.
Poi arriveranno le Procure e verranno sguinzagliati i cani da social contro i poteri forti, contro i poteri a tempo. E ci sembra già di vederli questi svergognati – che se impiegassero la stessa energia utilizzata per distruggere gli altri a costruirsi una vita decente farebbero miliardi – accanirsi per difendere questo sgrammaticato poeta della bugia innocente [sic] a fini politici filoso della teoria secondo la qualein politica, anche quando si governa un paese, si può continuare a vincere accusando gli altri.
Di tanta pochezza s’è accorto persino il giornale di dio. Ora mancano solo gli accoliti.
P.S. Del reddito di cittadinanza con il quale vi ha preso per il culo per cinque anni nella manovra finanziaria non c’è traccia…
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