di Giovanna Di Rosa #politica twitter@gaiaitaliacom #amministrative
Al PD sono andati 35 comuni, al centrodestra 36, al M5S 2 (sì, due). Il PD ha perso grandi città. Era successo al centrodestra nel 2013. Una volta si chiamava democrazia dell’alternanza, ma la sinistra Italia catastrofista degli ultimi dodici mesi ha rinnegato anche quella perché si è venuto a creare un terzo polo (che c’era già, ma veniva costantemente ignorato) e quindi la democrazia dell’alternanza vissuta come una volta a te e una volta a me non esiste più, perché esistono anche loro, quegli altri che prendono voti e vincono comuni. Non ci trovo nulla di devastante. Se poi la cialtroneria continuerà ad imperare anche loro, come quelli dell’una volta a te e una a me, perderanno i comuni. E’ semplicissimo. Invece non lo è. Non lo è perché a sinistra se non c’è dramma non c’è sconfitta e se non c’è trionfo non c’è vittoria. Son fatti così. Dunque cominciamo ad assistere all’apparizione, al posizionamento, di tutti i politologi interni al partito che con post vari, di varia natura, importanza, profondità o inutilità, dicono la loro come se servisse a qualcosa. Sono per lo più reggenti, smunti burocrati finiti in Parlamento perché il contentino glielo devi pur dare o anche perché non si sa come mai, sono insomma i morti della politica che parlano di politica morta.
Le mie riflessioni sull’esito dei ballottaggi delle #amministrative. Dobbiamo fare un’analisi attenta del risultato e contemporaneamente promuovere un forte rilancio della nostra azione nella società. @pdnetwork @Deputatipd @SenatoriPD https://t.co/gVxmzojTJP
— Andrea De Maria (@andreademaria_) 25 giugno 2018
Dobbiamo cambiare e ricostruire. Con umiltà e coraggio. Un nuovo @pdnetwork per un nuovo centrosinistra #ballottaggi #amministrative
— Maurizio Martina (@maumartina) 25 giugno 2018
Navigazione a vista sta portando il centro sinistra all’irrilevanza proprio quando l’Italia ne avrebbe più bisogno. Ripensare tutto: linguaggio, idee, persone, organizzazione. Allargare e coinvolgere su una nuovo manifesto. Andare oltre @pdnetwork. Subito! #fronterepubblicano
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 25 giugno 2018
Ci sono. E sono numerosi, coloro che di queste autoanalisi da lettino dello psicanalista ad uso e consumo di burocrati che solo di quello, autoanalisi, hanno vissuto, non ne possono più. Nei tre tweet presi ad esempio e che vi abbiamo proposto in alto c’è a nostro avviso soltanto una frase degna di nota. L’unica che dica con chiarezza perché il PD, perché la sinistra, perché il centrosinistra, si è sciolto al sole (pur rimanendo a livello nazionale attorno al 20%), e che descrive più che sinteticamente, efficacemente, il problema del PD. Quel problema si chiama navigazione a vista.
Noi saremmo stati più coloriti, ma noi contiamo come il due di picche – e magari le cose poi cambiano perché non si sa mai a questo mondo, ma la questione rimane quella. Quale programma ha il PD? Quali alleanze mette in campo? Quali programmi? Cosa ha proposto da quando il 4 marzo è stato schiffeggiato alle elezioni politiche? Cosa ha proposto dopo che Renzi se ne è giustamente andato nelle ore immediatamente successive alla sconfitta al referendum? Oltre a continuare a girare attorno all’ombelico di Renzi, il PD cosa si è inventato?
Malheureusement, rien de tout. Cioè, non ha fatto una sega. Che è una traduzione abbastanza libera che ci passerete.
Ora per far finta di cambiare tutto affinché nulla cambi c’è bisogno di gridare al disastro affinché anche le eventuali proposte, ammesso che ci siano, di un rappresentante grigino, che fa pendant con la nebbia come Andrea Di Maria, possa sembra una proposta ad effetto. Bisogna gridare al cambiamento, ma con prudenza, come ha fatto il reggente Martina con il suo tweet di rara inefficacia comunicativa: “Dobbiamo cambiare e ricostruire. Con umiltà e coraggio. Un nuovo @pdnetwork per un nuovo centrosinistra”, la cui profondità ed utilità politica ci sfuggono.
Se il PD scomparisse ora davvero non se ne sentirebbe la mancanza non perché non sia in grado di produrre politica, ma perché è asfissiato dai protagonismi interni di tutti i peones che mentre momentaneamente Matteo Renzi gioca al desaparecido, sentono il disperato bisogno di riempire un vuoto con la loro inutile e deleteria presenza. Torna utile, per ricordare cosa andrebbe fatto quando una forza politica è alla frutta – si chiami quella forza politica PD, Lega o Forza Italia – farlo con un altro tweet di Carlo Calenda. Non è un endorsement, per poco che serva ricordarlo, ma soltanto il dare una sua visibilità ad uno dei pochi che dalle parti del centrosinistra o sinistra o PD che dir si voglia sembra non avere perso lucidità.
Io non chiedo le dimissioni di nessuno. Bisogna ricostruire e c’è bisogno di tutti. Va formata subito una segreteria costituente, prodotto un nuovo manifesto di idee/proposte e lanciato un processo di mobilitazione e adesione a un movimento politico e civico che vada oltre il PD https://t.co/YVSq8iwJTb
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 25 giugno 2018
Se poi i signori del partito vogliono continuare ad arrovellarsi sul nulla e perdere consensi non saremo certo noi a dare loro lezioni, certo è che una destra razzista, xenofoba ed omofoba come quella al governo oggi, avrebbe bisogno di un’opposizione che sensatamente faccia il suo mestiere. Il buon Martina ci mette tanta buona volontà. Purtroppo nemmeno quella in un momento così delicato sembra servire. Perché poi oltre alla buona volontà, bisogna anche mettersi lì e fare.
E se non sai che fare poi come ti muovi?
(25 giugno 2018)
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