di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@vittoriolussana #politica
Finalmente, la campagna elettorale è terminata. Mai come questa volta, ascoltare per televisione alcuni nostri esponenti politici, oppure andarsi a leggere le loro strampalate ‘piattaforme programmatiche’ è stata, letteralmente, una ‘tortura’. O meglio, pur tra le diverse connotazioni e sfumature, i distinti programmi politici di questa campagna elettorale hanno denotato un ‘tasso’ indiscutibile d’individualismo arrivista e di stupida demagogia. Quel che più ha infastidito sono state le molteplici trasmissioni televisive di confronto e di dibattito, le quali hanno evidenziato ‘svarioni’ e incompetenze di ogni genere e tipo. La vera ‘brutta notizia’ del presente corsivo, in fondo, è proprio questa. Non ci siamo, cari politici: proprio non ci siamo. Il M5S, cioè una delle formazioni che ha molte probabilità di andare a formare il futuro governo del nostro Paese, ha palesato contraddizioni e vaghezze, supponenze e ‘generalismi’. Una parola, quest’ultima, che francamente tolleriamo assai poco, perché quando si è volutamente generici si dimostra non soltanto una cattiva volontà nel non aver voluto approfondire alcuni temi specifici, ma soprattutto una sostanziale irresponsabilità. Resta pur vero che, in politica, si va avanti per tentativi ed errori. E che si possa anche sbagliare: siamo tutti d’accordo in questo. Ma di certo, non ci si può nemmeno appiattire sulla malafede. Come per esempio quella di ‘Potere al popolo’, che nel proprio programma ha parlato espressamente di “ossessione della stabilità”. Di certo, non fa piacere a nessuno continuare a vivere all’interno di una stagnazione divenuta sinonimo di ‘piattezza’ e di immobilismo socioeconomico. Tuttavia, giungere al punto di teorizzare l’instabilità da parte di persone la cui formazione personale avrebbe dovuto insegnare la pericolosità dell’oscillazione dei prezzi in un sistema di mercato, o dell’ingovernabilità come forma d’immaturità democratica, ci è sembrato veramente assurdo. Così come assurde sono state alcune prese di posizione di Giorgia Meloni sul fronte opposto, strumentalmente punitive nei confronti, in particolar modo, degli immigrati: un fenomeno di cui si continua a fornire una ‘narrazione’ francamente distorta e moralmente ignobile. C’è da dire che, anche a sinistra, alcune forme di masochismo ancora oggi imperano. Come nel recente caso della docente siciliana che si è messa a delirare contro le forze di Pubblica sicurezza, le quali si dannano ogni giorno sulle nostre strade e nelle nostre piazze prendendo botte, pugni e sputi per quattro soldi ‘puzzolenti’. Fatti di questo tipo, oltre a denotare sempre più vistosamente l’inutilità delle Lauree e degli attestati culturali da ‘appendere al muro’, alla fine dimostrano come il punto debole del nostro Paese sia proprio la formazione. Manca la capacità di affrontare con competenza quel ‘passaggio’ fondamentale tra la fine degli studi e l’addestramento alla vita reale. Parcheggiare i nostri figli troppo a lungo nelle università, oppure cercare di farli laureare a viva forza in quanto unica forma di emersione nella ‘scala sociale’ della società, alla fine rallenta quel processo di maturazione individuale importantissimo per rendersi conto della realtà in cui si vive, costringendo i nostri ragazzi a rimanere prigionieri della confusione mentale e, in qualche caso, della più totale mancanza d’identità soggettiva. Gli studi durano troppo a lungo, qui da noi. E si dà poco peso alla formazione, come se quest’utima fosse soltanto uno ‘stadio’ di ‘messa a punto’, mentre invece rappresenta il momento ‘d’impatto’ più duro e, al contempo, delicato con la vita adulta e il mondo del lavoro. Chiunque vinca la competizione elettorale di domenica prossima sappia che, questa volta, vorremmo essere consultati su questo punto: se non siete in grado di ‘tirar su’ adeguatamente i vostri figli nemmeno per difenderli dal narcisismo autoreferenziale proposto da certe squallide trasmissioni televisive, sappiate che siamo – io personalmente in particolare – a disposizione di chiunque, per cercare d’indirizzare le giovani generazioni verso la loro vita lavorativa e professionale, qualunque essa sia.
“Lasciate che i giovani vengano a me”, disse una volta qualcuno. A dimostrazione di come certi problemi, di natura prettamente pedagogica, siano connaturati nella natura umana e vengano messi, da sempre, in discussione. Buon voto a tutti, carissimi italiani. E cercate, per una volta, di decidere in maniera costruttiva dove ‘caspita’ volete andare, invece di continuare a ‘sguazzare’ nei soliti problemi di tutti i giorni. Perché le ‘vie della Provvidenza’ non sono poi così infinite, come generalmente si crede o si pensa.
(2 marzo 2018)
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