di Emilio Campanella #Arte twitter@gaiaitaliacom #recensioni
L’amministrazione comunale veneziana ed i Musei Civici Veneziani hanno instaurato un profiquo rapporto di scambio grazie all’iniziativa Corto Circuito che arriva con questa esposizione curiosa e stimolante, ricca e fascinosa, al suo quarto appuntamento, e si è capito alla conferenza stampa di presentazione, che non sarà l’ultimo data la positivissima risposta del pubblico. Quindi, dopo il 27 maggio 2018, data di chiusura della manifestazione, sicuramente qualcosa di altro e d’interessante, ci verrà proposto. La scommessa dello scorso anno è stata felicemente vinta, le mostre del tragico Centro Culturale Candiani, dove è ospitata anche questa, sono state visitatissime, nonostante una qualità non sempre eccelsa, ma molto alta si, bisogna dirlo. Altro grandissimo successo è stato quello di Gruppo di famiglia, la magnifica scelta di sculture dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, di cui parlai mesi fa, allestita in un edificio restaurato di Forte Marghera. Di Marghera 100 a Palazzo Ducale, non conosco ancora il numero di visitatori. Medesimo tipo di operazione per legare Venezia e Terraferma, ma nel senso inverso. Tornando ora a Mestre bisogna rendere merito alla qualità fine, sottile ed intima del lavoro della curatrice: Chiara Squarcina, direttrice del Museo del Vetro di Murano; questo corrisponde al carattere riservato di una persona di grande valore e profondità culturale e in questa esposizione si coglie l’amore per le scelte, per gli oggetti, la conoscenza profonda della materia e dalla capacità di offrirla a chi guarda. Un percorso espositivo ben denso, se si guarda alle vertine affollatissime di oggetti di varie epoche e di grande pregio, cui fanno da scenografia quadri, che dalle pareti ripropongono e riproducono le medesime forme. Ci sono nature morte antiche e moderne, scene di genere di pittori noti e meno noti, ma anche specchi settecenteschi ed opere in stile di grande qualità. La Toeletta, di Pietro Longhi, 1755-1760, dal Museo del Settecento di Ca’ Rezzonico, di Venezia, accanto ad una bella coppia di specchi incisi con cornice in legno dorato della metà del XVIII sec. dal Museo del Vetro da dove provengono i centocinquanta pezzi esposti. Nelle tele di Cristoforo Munari, dalla Collezione Molinari Pradelli, ci sono tavole imbandite, i cui oggetti in vetro si trovano sotto i nostri occhi nelle teche illuminate con arte per farne risaltare forme, colori, riflessi. Ne: La femme arrangeant des fleurs di Federico Zandomeneghi (1896-1900, Studio d’Arte Nicoletta Colombo, Milano) una giovane donna sta, appunto, sistemando dei fiori in un bel vaso che potremo trovare esposto poco lontano. Di Archimede Bresciani da Gazoldo, viene proposto: Donna allo specchio, 1924 (Museo d’Arte Mantovana, Gazoldo degli Ippoliti, MN). La donna che vediamo di spalle, si specchia, sul mobile davanti a lei, un bel vaso “Veronese” ispirato a quelli dipinti, appunto, da Paolo Veronese. Nel percorso anche la bella tela di Oscar Sogaro del, 1939: Trasparenze, dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia, giustamente scelto per rappresentare la mostra. Una natura morta con cinque vasi di colori e forme differenti ed un grande piatto verde con al centro tre limoni. Non mancano due Morandi: Natura morta del 1946 e Vasi e bottiglie del 1948 (Ca’ Pesaro) e nelle vetrine vasi di vetro lattimo ed alzate come quelle dei quadri. Queste non sono che alcune impressioni di un percorso molto stimolante.
(22 dicembre 2017)
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