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Salvini tira fuori il manganello e promette mano libera alla Polizia: cialtronismo leghista

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Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

di Daniele Santi, twitter@gaiaitaliacom

 

 

Matteo Salvini non ha altra scelta che buttarla in manganello sdoganando, finalmente, l’anima forcaiola, manganellara, irresponsabilmente antidemocratica del movimento nato con Umberto Bossi e con Umberto Bossi morto: ora la Lega non è nient’altro che un ennesimo partito di destra che fa a sberle con gli altri partiti di destra che tirano fuori il manganello a seconda della convenienza elettorale.

Di fronte al suo popolo di invasati, altri, perché ci sono sempre invasati nel largo crogiuolo di populismo politico che anima la destra manganellara italiana, Salvini doveva far dimenticare che il suo partito non ha più un soldo, che al suo interno c’è stato chi ha rubacchiato qualcosa come 49 milioni di euro – rimborsi elettorali, quindi soldi pubblici, anche miei e vostri – e che la Tanzania e le avventure della banche e delle radio nazionali saltate in aria non erano bastate.

Poteva avere scelta il segretario della Lega se non gridare “mano libera alla Polizia”, mostrare il manganello, arringare contro i delinquenti – che anche quando sei condannato (anche se solo in primo grado) – sono sempre gli altri, rincorrendo una destra sempre più estrema per togliere voti alla destra sempre più estrema? Ci aspettiamo dalla tivù di Cairo una lunga campagna elettorale a base di Lega, M5S e Casapound, per fare in modo che gli appassionati di tutti i manganelli non si facciano mancare nulla.

Per fortuna però, dopo l’intervento di Salvini a Pontida, ci sono chiare alcune cose: chi fa errori in Italia, soprattutto se è in politica, ha l’arroganza di non volerli pagare, perché si sente sopra il comune cittadino; he non c’è nessuna differenza tra chi arringa le folle in nome di un Sacro Blog e chi lo fa da un luogo eletto a culto per ragioni note solo a Bossi (e non certo a Salvini); 49 milioni di euro da restituire non sono il problema, il problema sono i giudici che ordinano a chi li ha presi indebitamente di restituirli; più sono forcaioli più pretendono di essere impuniti; anche Salvini, come e forse più di Grillo, è un gigantesco bluff; Bossi è stato messo da parte e quindi la vendetta di Bossi è alle porte; infine Salvini come oratore da un palco non vale un accidente, e ancor meno come politico. Non ha idee. Non ha programmi. Ha solo odio e grida.

Ora la Lega ha di fronte a sé un dilemma: sarà costretta a calarsi le braghe e ad andare a battere cassa da Berlusconi per poter sopravvivere consapevole che pagherà un prezzo altissimo dovendosi sottomettere ai voleri dell’ultraottantenne dalla “esse” biascicata che domenica 17 settembre ha fatto uno dei pochi discorsi politici sensati che si siamo sentiti negli ultimi 6 mesi (e non crediate che siamo contenti di scriverlo)?

A proposito: favolosa la boutade dei “giudici eletti dal popolo” come in qualsiasi altro paese. Spieghi Salvini, nominandoli ad uno ad uno: in quali paesi i giudici vengono eletti dal popolo? Carina anche l’uscita sull’abolizione della Legge Mancino e della Legge Fiano: si è osato toccare l’italianità manganellara. C’è bisogno di restaurazione. Così che cominciamo col dire cosa abrogheremo. per dire ciò che faremo c’è tempo. E Salvini ed il suo partito sono esperti: per tutto il tempo in cui sono stati al governo con Berlusconi, e Salvini nella Lega c’era già, hanno detto cosa non avrebbero fatto. Salvo poi fare il contrario. Perché, come dimostra la poltrona spesso vuota di Salvini a Strasburgo, essendo lui spesso impegnato da Lilli Gruber, l’importante la poltrona è averla poi cosa ci si fa sopra non importa. Importa dire che di quella poltrona non ce ne frega niente e ci stiamo seduti sopra per combattere i giudici antidemocratici. L’ha imparata bene la lezione del Berlusca e del Bossi, il buon Salvini…

 




 

(17 settembre 2017)

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 



 

 

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