di Redazione
A proposito delle “Sciopero delle Donne dell’8 marzo”, Differenza Donna Ong ci ha inviato il comunicato stampa che pubblichiamo di seguito:
Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno visto milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo, dal Brasile all’Argentina, dalla Polonia all’Italia, alla Germania, alla Turchia, il prossimo 8 marzo sarà l’occasione per riprenderci questa giornata di lotta con uno SCIOPERO GLOBALE DELLE DONNE. Lanciato dalle donne argentine, ha raccolto l’adesione di oltre 22 Paesi al grido di “Se le nostre vite non valgono, non produciamo”.
Anche in Italia l’8 marzo incroceremo le braccia interrompendo ogni attività produttiva e riproduttiva. Scenderemo in strada in ogni città con cortei, assemblee e manifestazioni creative per rivendicare una società che valorizzi la vita, la salute, la libertà e l’autodeterminazione di tutte le donne. Sciopereremo pure dai consumi, dai lavori di cura e da quelli domestici.
Noi di Differenza Donna Ong occuperemo lo spazio pubblico con i nostri saperi portando in strada tutta l’esperienza dei Centri Antiviolenza. Saremo presenti la mattina alle 11,00 in Piazza del Popolo a Roma con varie attività di sensibilizzazione, per incontrare e parlare con le donne e uomini, per informarli e coinvolgerli nella nostra mission e nella nostra adesione allo sciopero. Sarà il nostro modo per ribadire quanto la violenza sia fenomeno strutturale delle nostre società e quanto condizioni ogni ambito della nostra esistenza: in famiglia, al lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada.
Alle 17,00 ci uniremo al corteo che partirà dal Colosseo insieme a tutte le altre donne e associazioni.
Ci faremo portavoce degli “8 punti per l’8 marzo” elaborati in occasione dell’assemblea nazionale di Non Una di Meno riunita a Bologna il 4 e 5 febbraio scorsi per proseguire il lavoro sul Piano femminista contro la violenza da presentare ai responsabili di governo. Un piano scritto dal basso, dal vissuto delle donne, dalla nostra esperienza nei centri antiviolenza femministi e da quella di altre associazioni per costruire concreti percorsi di fuoriuscita dalla violenza e mettere al centro l’esigenza di trasformare in casa, a scuola, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni relazioni, rapporti sociali e narrazioni.
A dispetto di chi ci uccide per “troppo amore”, di chi, quando siamo vittime di stupro, processa prima le donne e i loro comportamenti; di chi “esporta democrazia” in nostro nome e poi alza muri tra noi e la nostra libertà; di chi scrive leggi sui nostri corpi; di chi ci lascia morire di obiezione di coscienza; di chi ci ricatta con le dimissioni in bianco perché abbiamo figli o forse li avremo; di chi ci offre stipendi comunque più bassi degli uomini a parità di mansioni, noi sciopereremo dai ruoli imposti dal genere per mettere in crisi un modello produttivo e sociale che, contemporaneamente, discrimina e mette a profitto le differenze.
(7 marzo 2017)
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