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E i cittadini M5S aprono il fuoco su stipendi e canone RAI come se fossero innocenti

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foto: La Stampa
foto: La Stampa

di Daniele Santi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto Fico è presidente della Commissione di Vigilanza Rai da tre anni. Beppe Grillo ha fortissimamente voluto quella presidenza perché voleva mettere le mani sulla Rai: deve avere provato una grande soddisfazione. La presidenza dell’azienda che lo aveva presi a calci in culo ai tempi dei “socialisti che rubano”, ad uno dei suoi servi di partito. Questa è a la vera politica: quella della vendetta. Ciò che hanno fatto i 5Stelle in Rai e particolarmente Roberto Fico alla presidenza non è dato sapere dato che, ora che la Legge Brunetta è in vigore e rende noti stipendi di dirigenti e direttori Rai, Fico e la sua gente ricominciano a gridare come galline innocenti.

 

Lo stipendio della presidente Maggiani, ad esempio, non poteva essere ignoto a Roberto Fico, considerando che lui era presidente della Commissione di Vigilanza Rai prima dell’insediamento alla presidenza dell’ex direttore di Rainews, così che le sue proteste postume a fini strettamente propagandistici suonano un po’ come il demenziale post Facebook di Luigi Di Maio sul canone Rai nella bolletta Enel, che lui definisce “spesa imprevista”. Significa forse che lui non l’ha mai pagato il canone?

 

 

 

 

Luigi Di Maio e Roberto Fico, hanno la memoria corta e la lingua lunga. La messa in vigore della Legge Brunetta sulla trasparenza degli stipendi dei dirigenti Rai è parte di una riforma voluta dal governo Renzi nel dicembre del 2015 che il M5S si è ben guardato dal votare: la riforma prevede che gli stipendi dei top manager sopra i 200 mila euro vengano resi pubblici. Le reazioni sui social degli adepti alla setta a 5Stelle gridano a senso unico la storiella che gli amministratori pubblici non possono avere stipendi superiori ai 240mila euro, ma nel loro furore settario, i malpancisti del Grillo, dimenticano che la Rai non è una pubblica amministrazione e che se vuoi avere un direttore generale che competa sul mercato devi pagarlo a prezzo di mercato. Viene da chiedersi perché non rivolgano la stessa sete di trasparenza agli scontrini ed ai rimborsi dei loro dèi in parlamento: pare infatti che i supereroi a 5Stelle dimentichino vieppiù l’aggiornamento online dei rimborsi percepiti. E pare addirittura che proprio Roberto Fico e il vicepresidente della Camera già webmaster Luigi Di Maio, non aggiornino le loro rendicontazioni da mesi. Il sito tirendiconto.it è avido di notizie, non fatelo sperare invano.

 

A proposito di spese a 5Stelle sottoponiamo alla cortese attenzione della setta a 5Stelle e loro accoliti alcuni dati forniti da L’Espresso:

 

 

Una delle voci di spesa più importanti, ovviamente, è quella per la casa. Un affitto a Roma, si sa, costa molto, soprattutto se vuoi alloggiare vicino al Parlamento. I rappresentanti 5 stelle spendono in media 1.500 euro a testa. Una cifra che tiene conto dello stile austero di Luigi Di Maio, che per alloggio più utenze ha pagato 706 euro a maggio, ma anche dell’approccio meno sobrio di alcuni suoi colleghi.

 

Sono 22, infatti, i rappresentanti grillini che sborsano (ma i soldi sono dei contribuenti) più di 2mila euro al mese per un tetto nella Capitale. Tra questi, l’onorevole Marta Grande (2.271 euro, dato di maggio) e il senatore Nicola Morra (2.155 euro, dato di marzo). I più spendaccioni sono: il piemontese Carlo Martelli, che a giugno ha rendicontato 2.527 euro e il sardo Roberto Cotti, 2.448 euro sempre a giugno. Cifre che generalmente comprendono sia il canone mensile che il costo per le utenze e le pulizie.

 

Ma uno dei dati più interessanti riguarda il cibo. Il vitto, infatti, è rimborsato dal Parlamento e anche sotto questa voce di spesa si registrano atteggiamenti diversi a seconda dell’eletto. C’è chi dichiara 30 euro di spesa al mese e chi invece si abbuffa a dismisura. Il più ingordo di tutti è il deputato campano Salvatore Micillo, che a maggio è riuscito a spendere ben 2.937 euro. E non sotto la voce “pranzi istituzionali” o “cene di rappresentanza”, ma sotto quella “alimentari”. Praticamente i cittadini italiani hanno pagato la spesa al supermercato dell’onorevole. Per molto meno, a Roma, il partito di Grillo ha chiesto le dimissioni dell’ex sindaco Ignazio Marino.

 

Poi c’è il capitolo dei soldi destinati a consulenze di varia natura e alle nebulosissime “altre spese”. Per quest’ultima voce non è presente alcuna giustificazione ulteriore, quindi non è dato sapere di che si tratti. Ma almeno sappiamo chi si è guadagnato la pole position assoluta in questa gara: il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia Luigi Gaetti. Ad agosto, il senatore mantovano ha pagato 3mila euro per “consulenze varie” e 2mila per “altre spese”, 5mila euro in un sol colpo senza specificazioni aggiuntive. Secondo classificato, il capogruppo della Commissione Industria al Senato Gianni Girotto, che a luglio ha speso 3.947 euro, di cui 2.420 in non meglio precisate “consulenze varie”. Dietro di lui, ma solo di un passo, si piazza il deputato lombardo Alberto Zolezzi: 2.474 euro di “consulenze varie” e 1.046 euro di “altre spese” a luglio (a giugno per le stesse voci aveva speso rispettivamente 2.767 e 1.033 euro). (…) Roberto Fico, ad esempio, ha ricevuto rimborsi per 3.104 euro rendicontati alla voce “spese logistiche per partecipazione ad eventi”.

 

 

Non si chiede alla setta a 5Stelle di starsene zitta e buona, le si consiglia pudore. E ai suoi accoliti di incazzarsi a 360°, se ritengono di doverlo fare, non a senso unico. E di leggersi proprio tutto, non soltanto il blog dal quale il M5S che vuole lo stop alla wi-fi, ma anche il potenziamento della wi-fi, i bravi redattori pentastellati propinano notizie che aumentino i clic e quindi i proventi della Casaleggio Associati.

 

E a proposito di informazione piacerà loro sapere, agli accoliti della pregiata setta, che sempre Roberto Fico, quel presidente di commissione di vigilanza Rai che riceve rimborsi per 3.104 euro per “spese logistiche per partecipazione ad eventi”, scrive che “Da domani” (oggi, ndr) “i cittadini potranno finalmente avere accesso alle informazioni su stipendi e curricula dei dirigenti e consulenti della Rai. Questo è stato possibile grazie all’azione del M5S. Il Piano per la trasparenza aziendale è infatti una nostra proposta che è stata inserita nella riforma Rai”. Ha la memoria corta e la lingua lunga il buon Fico dalla voce alla Cuperlo, perché la riforma che rende trasparenti gli stipendi dei dirigenti il M5S non l’ha votata in Parlameto, nello specifico votò contro.

 

La setta a 5Stelle continua ad offrirci incredibili balle. Così incredibili che risulta quasi impossibile non credervi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(25 luglio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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