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Quando certa intellighenzia si riunisce per un progetto [sic] umanitario [sic] con carlini al seguito

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di Il Capo

 

 

 

Caporalato

Diretti al NOPS Festival di Roma, siamo stati dirottati da un amico allo Stadio di Domiziano, splendido spazio espositivo nel pieno centro della capitale, dove la Confederazione Italiana Agricoltori, ha allestito la mostra delle dodici fotografie che compongono un calendario affidato al “sapiente e raffinato obiettivo” della fotografa Tiziana Luxardo, citiamo testualmente il programma di sala affidatoci all’ingresso. Il titolo del calendario “Siamo uomini o caporali…” pretende, senza riuscirci, di parlare di “Caporalato” nell’anno 2016 e poco prima di Natale, momento dell’anno in cui è necessario – soprattutto per certa insopportabile aristocrazia intellettuale [sic] – sentirsi buoni.

 

Le dodici fotografie, che ci guarderemo bene dal pubblicare e non sono motivi di copyright a spingerci a farlo, ma ragioni di coerenza intellettuale, sono un inutile esercizio di stile di una  fotografa che conosce il suo mestiere, ma biascica l’umana compassione così male da avere ricostruito in studio simulazioni di violenze credibili come i vent’anni di Marina Ripa di Meana che con codazzo e carlino al seguito arriva al vernissage come a confermare la vacuità dell’iniziativa; donne costrette a prostituirsi (ciccione il maschio ripreso di spalle nella sua nudità e la vittima sopra di lui, di fronte, una scelta così maschilista in una donna, stupisce), passaggio di denaro, lividi finti ricostruiti (male) in studio, un rosario – che non manca mai – scelta che l’autrice giustifica come un “allargamento del rosario”. Testualmente. Supponiamo si riferisse al rispetto di ogni fede. Auguri.

 

Tra accenti sbagliati e discorsi che ruotavano attorno all’ombelico della fotografa-star l’evento della buona e inutile aristocrazia intellettuale capitolina si è snodata tra addetti stampa che ti tiravano dietro il calendario che ci siamo ben guardati dal portare con noi ed il solito, tronfio, insopportabile, veteromissino presenzialismo di coloro che pur di apparire buoni e vicini a chi soffre sono disposti a fare qualsiasi cosa. Non ultimo fingere di esserlo con dodici fotografie, un calendario inutile ed un vernissage con salatini e carlini al seguito.  Ci chiediamo cos’aveva in testa la Confederazione Italiana Agricoltori quando ha pensato al progetto. Noi, da parte nostra, pubblichiamo una foto a corredo del nostro articolo che di caporalato parla sul serio. Anche se con meno classe, of course. Noi non siam che poveracci…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(18 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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