di Daniele Santi
Dopo essersi congratulati con le autorità russe che hanno impedito con il loro veto l’approvazione di una risoluzione ONU che condannasse il massacro di Srebreniça di vent’anni fa (8mila uomini e adolescenti musulmani uccisi, cifra ufficiale 6mila e 200), da parte dei Serbi del boia Karadzic, il presidente serbo Vucic avrebbe potuto – saggezza gliel’avrebbe dovuto imporre -almeno evitare di presentarsi alle celebrazioni per il ventennio di uno dei momenti più sanguinosi della recente storia europea, ma non lo ha fatto.
Accecato dalla ncessità di un “gesto” di riconciliazione (una corona di fiori) si è presentato alla cerimonia e la folla inferocita lo ha accolto a sassate ed una, in mezzo a tante succede che una vada anche a segno, lo ha colpito alla testa e gli ha rotto gli occhiali. Accompagnato dalle guardie del corpo, e leggermente scosso (foto in alto), ha abbandonato in fretta e furia la cerimonia. Pare che un membro della delagazione serba abbia commentato “Era orribile”, riferendosi all’attacco a suon di sassate, scaturito dalla furia della folla che ha travolto le barriere di protezione prima di dirigersi verso il premier Vucic che è riuscito, protetto dalla sue guardie, ad andarsene.
Nessuno degli ottomila ammazzati vent’anni fa aveva qualcuno a proteggerlo. Nessuno di loro è riuscito ad andarsene. E anche quella cosa è stata orribile. Molto più di questa.
Fermo restando che prendere a sassate gli ospiti a casa propria è sconveniente e denota grave maleducazione, ci è assai difficile dar torto agli autori dell’aggressione.
(11 luglio 2015)
©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)