di Il Capo
In seguito al nostro articolo sul triste destino di Arcigay, costretta dalle sue stesse azioni sconsiderate a festeggiare solo i successi altrui, abbiamo ricevuto come risposta un paio di post sul nostro account Twitter, cosa che ci ha lasciato torrefatti (direbbe La Lurida), perché mai prima nessun circolo Arcigay, né la direzione nazionale, si sono mai degnati di considerare i nostri scritti degni di risposta, non essendo noi che un quotidiano on-line che non si occupa solo di culi e centimetri, e che non ha nel dominio la parola “gay” o “queer”. Siamo molto grati ai due circoli Arcigay i cui tweet leggete di seguito.
@gaiaitaliacom facile criticare chi nella precarietà e mancanza di risorse, lavora tutti i giorni x i diritti di 1 comunità dormiente.
— Arcigay Verona (@pianetaurano) 25 Maggio 2015
@pianetaurano@gaiaitaliacom … e chi fa quel che può scontando disastrose scelte politiche di Arcigay risalenti ad anni fa… — ArcigayAlanTuringRN (@ArcigayRimini) 25 Maggio 2015
Due cose colpiscono nelle risposte degli arcigaï di cui ai tweets, la consapevolezza degli errori del passato che si ripercuotono sul presente, le “disastrose scelte politiche”, e un certo disprezzo per una “comunità dormiente”, che invece dormiente non è per niente, se qualcuno è dormiente sono gli organismi dirigenti di troppi circoli Arcigay (se la comunità fosse dormiente non si spiegherebbe il crescente appoggio ad una associazione dinamica e con meno spocchia come Anddos, 135mila iscritti egrande capacità di accogliere proposte che fanno “comunità”). A proposito di questi tweets nel ricordare ai loro autori che il nostro giornale è aperto a qualsiasi intervento e che qualora abbiano cose da dire le possono tranquillamente scrivere ed inviare e saranno pubblicate (l’unica cosa che censuriamo sono le offese gratuite e le calunnie), sottolineiamo alcuni punti che abbiamo sempre contestato all’associazionismo lgbt (tutto) di questo paese:
- autoreferenzialità insensata: che si traduce nell’incapacità di fare “comunità” che poi si taccia di essere “dormiente”;
- incapacità politica: le associazioni di paesi che hanno ottenuto diritti si sono ben guardate dal mischiare il lavoro “sul campo” dei loro attivisti, con la carriera politica degli stessi;
- linguaggio settario: Arcigay ha utilizzato un linguaggio che era comprensibile solo ai suoi associati, senza nessuna preoccupazione di dirigersi anche alla maggioranza che avrebbe dovuto appoggiare le sue istanze. Purtroppo questa tendenza continua;
- vittimismo sociale: non basta gridare alla discriminazione per essere appoggiati, l’omofobia non è presente solo tra gli eterosessuali. Una sfumatura che va compresa;
- le ambizioni personali: sono il cancro di ogni iniziativa associativa. Il proprio ego ed il bene altrui non vanno d’accordo;
- tacciare di “dormiente” la comunità che si pretende di rappresentare è un insulto a chi, con i propri soldi, contribuisce a tenere in vita un’associazione, a meno che non si pensi che chi si tessera è migliore degli altri perché “non dormiente”;
- gli attivisti di Arcigay sono permalosi: e non reggono le critiche, cosa che per chi pretende di occuparsi della “felicità degli altri” (l’ho sentito tante volte), è un difetto terribile;
- la politica si fa: nel senso che si crea, non si cavalca. Per crearla ci vogliono capacità; buona volontà ed egopatia non bastano. Ci vuole altro.
Mentre scrivevamo questo articolo ci arrivava questo altro tweet. Che vi proponiamo.
@gaiaitaliacom @pianetaurano apertissimo, tanto da permettere critiche così pesanti avanzate anonimamente. Noi ci mettiamo la faccia sempre.
— ArcigayAlanTuringRN (@ArcigayRimini) 26 Maggio 2015
Insomma, conta solo metterci la faccia.
(26 maggio 2015)
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