di Giancarlo Grassi
Intervenendo su Canale 5 intervistato da Belpietro, Stefano Fassina (al quale deve paicere molto farsi intervistare da Belpietro così da avvelenare un po’ il dibattito interno al Pd come se ce ne fosse bisogno), ha evocato morte e distruzione nel partito nel quale milita, indicando fughe massicce dal tesseramento, orde di insegnanti che come barbari caleranno sul Nazareno, ha evocato insomma – senza parlarne – scenari apocalittici derivanti dalle scelte del Premier, con il quale ha troppo evidentemente dei conti sospesi di natura personale (quel “Fassina, chi…?” che lo portà alle sdegnate dimissioni deve bruciare come un marchio a fuoco)…
Fassina non ha spiegato se lascerà il Pd per fondare un nuovo partito o se resterà all’interno del Pd per stare in una minoranza (uscita sconfitta dalle primarie interne e non relegata lì, dove si trova, per la cattiveria di Renzi) che in ogni caso finché la legislatura dura gli garantisce poltroncina e stipendio.
Essendo evidente che l’apporto del buon Fassina al cambiamento dell’Italia è pressocché nullo, è altrettanto evidente che il buon Fassina – insieme a molti altri appartenenzi alla minoranza furiosa del Pd – non rappresenta che se stesso e le sue gravidanze isteriche, e si appella ogni giorno ad una decisione del governo in carica (che è il governo del SUO partito) per cercare una visibilità interna che diventa invisibilità grazie all’inconsistenza del suo blaterìo.
Se avesse coraggio e proposte, proprio in quest’ordine, che trovassero un agone politico nel quale mettersi alla prova, Fassina dovrebbe bruciare la tessera Pd ed andarsene, ma dimostra di non avere né coraggio né proposte. Fiato da sprecare sì. E tanto. Andando sulle reti Mediaset a fare il gioco del capo dell’opposizione.
(15 maggio 2015)
©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)