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Il Lunedì di Rosario Coco: La piazza M5S. Prospettive

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Rosario Coco 05di Rosario Coco  twitter@RosarioCoco

C’è chi ha parlato di flop, abituato ai grandi numeri delle scorse volte. Ma c’è anche chi fa rilevare il flusso continuo di gente, che durante la prima giornata sarebbe arrivato a portare, secondo gli organizzatori, 500.000 (150.000 secondo la questura) persone che si sarebbero avvicendate dalla mattina alla sera. Italia a 5 stelle, organizzata al Circo Massimo da una forza politica ormai strutturata in Parlamento, ha fatto discutere non poco. Qualcuno dice “piazze vuote urne piene” ma di certo la piazza non era vuota, a parte le foto scattate alle due del pomeriggio e in altri momenti “strategici” dove c’è il deserto in qualunque manifestazione stanziale di questo tipo. Di vero c’è che il movimento è un po’ meno movimento e un po’ più istituzione. E questo era inevitabile. Si tratta di trasformare ciò che sta avvenendo da problema a risorsa. Io parlo da osservatore attento, che spesso non digerisce modi,  toni e a volte opinioni,  ma che rimane grato a questa realtà politica per il semplice fatto di rappresentare  l’unica opposizione politica concreta al Governo Renzi.

Le parole sul Jobs Act sono lapidarie, pesanti ma purtroppo vere. Il problema è che un certo elettorato difficilmente si fiderà di una persona che dice “Renzi sbrigati a distruggere il Paese”. La sensazione rimane quella dell’”inaffidabilità”, ciò che manca per scalare quei voti ancora ancora arroccati sul PD. A dispetto del grandissimo lavoro di produzione legislativa, che smonterebbe chiunque accusi ancora il movimento di essere incapace di proporre, purtroppo si fa fatica a dare l’immagine di un movimento capace di passare alla proposta.
Ci sono persone capaci nel movimento, anche al di là di Di Battista e Di Maio. Il problema è l’impostazione. Che fine faranno gli attuali deputati, quelli bravi, una volta finiti due mandati? Probabilmente, alcuni di loro saranno classe dirigente preparata e formata ma con l’attuale regolamento dovremo fare a meno della loro esperienza faticosamente costruita da zero. La sfida sta tutta nelle regole, perchè da movimento con un solo “megafono” bisogna che inizino a farsi vivi diversi “megafoni”. Penso al coordinamento interno che sta portando avanti i temi dei diritti civili, penso a Giulia di Vita ed Alberto Airola.

La politica non è una professione. E’ vero. Non è una professione come le altre aggiungo. Una professione per definizione è una lavoro che si fa per sé e non per altri. Se non recuperiamo il valore dell’esperienza di chi ha fatto politica per la comunità non ne usciremo mai, poiché non possiamo contare sempre e solo sull’improvvisazione e il volontariato. Non voglio essere frainteso. L’esperienza della condivisione di alcuni processi decisionali in rete, l’idea di passare la palla ai cittadini e di creare nuovi strumenti di democrazia devono essere perseguite. Il punto è conciliare la partecipazione con l’organizzazione e l’efficienza.  E su questo serve una nuova fase. Avremo bisogno di Politici a servizio della comunità, Politici con la P maiuscola, ma pur sempre dei politici, nel momento in cui bisognerà governare il Paese. Anche perchè per governare un Paese c’è bisogno di un pensiero, di una strategia, della collaborazione con altre forze. Io sogno una grande coalizione con una rinata area di sinistra, che fatica a coalizzarsi nonostante la buona “prima” delle Europee. Una coalizione nel rispetto delle differenze,  ma che forse avrebbe qualcos’altro da proporre al Paese che non sia la svendita modello Marchionne più o meno indorata. Ma la strada da fare è tanta e le idee sono ancora confuse. Persino l’idea del referedum per uscire dall’euro è strategicamente sbagliata e rischia di “bruciare” l’argomento e lo dice chi ha sempre sostenuto la necessità di voltare pagina rispetto alla moneta unica. Anche a sinistra c’è un dibattito aperto sulle politiche economiche oltre ad una forte pregiudiziale sul M5S, spesso un atteggiamento di snobismo. Si sbaglia da entrambe le parti in questo senso. Non so cosa potermi augurare, sinceramente.

Sono sicuro di una cosa: un’alternativa al renzismo è possibile solo se chi fin’ora si è snobbato e detestato si siede attorno ad un tavolo a ridiscutere metodi, obiettivi e strategie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(13 ottobre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©rosario coco 2014
©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

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