di Il Capo
Poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina (3-1 e coppa al Napoli, per la cronaca) con i noti tafferugli, gli spari, un ventenne con una pallottola conficcata in una vertebra, i soliti che si indignano, i soliti che gridano e danno la colpa a Renzi, i soliti che fanno cronaca dalle tv o dal festival del Giornalismo di Perugia, insomma i soliti, abbiamo assistito alla performance degli Ultrà e dei loro capi con magliette vergognose, che si sono sostituiti allo Stato e ne hanno ridicolizzato le funzioni.
Il calcio, e quindi gli Italiani, sono schiavi dei capiclan che gestiscono le tifoserie ultrà e che fanno il bello ed il cattivo tempo negli stadi (e purtroppo forse anche fuori)? Che cosa ha provato Matteo Renzi assistendo alla devastazione ulteriore dello Stato e dela sua autorità, o di ciò che ne rimane?
Come cittadino italiano che non va allo stadio per non incappare in situazioni come quella che ha quasi ammazzato un ventenne sabato scorso, come devo comportarmi? Devo avere fiducia nello Stato che mi protegge? Devo solo “percepirne” la presenza o posso essere certo della sua autorità? Che cosa si intende fare affinché non sia più non solo visibile, ma nemmeno possibile, che siano le tifoserie a decidere sulle sorti di un incontro di calcio dopo una orrenda gazzarra che ha visto quattro persone coinvolte nella sparatoria opera di un folle?
Per quanto tempo ancora la politica utilizzerà gli stadi come anestetici per impedire che esplodano tensioni in altri luoghi?
Per quanto ancora dovremo assistere ad emergenze sociali sotto elezioni che non vengono considerate tali per mero calcolo elettorale?
Ho sentito qualcuno dire che “si vergognava di essere italiano”, io no, non mi vergogno di essere italiano.
Non sono certo io a dovermi vergognare.
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