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Quelli che ora non vogliono l’euro e si lamentavano della lira e che si lamenteranno del tallero…

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di Giancarlo Grassi

 

 

 

 

 

La natura umana è complessa e semplice nello stesso tempo, così come sono ugualmente semplici e complesse le ragioni dell’umana imbecillità. Sono più oscure quelle che spingono alla lamentela costante contro tutto e tutti di un popolo dalle straordinarie risorse come il nostro, ma non è questa la sede, né lo scrivente ritiene di avere i mezzi, per analizzarle nella giusta ottica. Registro, da cronista che sono, che coloro che si scagliano con violenza contro l’euro oggi sono gli stessi che si scagliavano contro la lira circa tre lustri fa e che gioivano delle opportunità che l’euro avrebbe loro offerto, compresa quella di delocalizzare le loro imprese in altri paesi europei, molto più poveri dell’Italia, mantenendo invariati i guadagni ed abbattendo i costi. Sono gli alfieri del fate quel che dico, ma non quel che faccio. Sono i nuovi ricchi della villa col giardino che acquistavano Ferrari per far colpo sugli amici al bar. Gli incolti istituzionali delle proteste che vanno dal ’60 in poi e che ora sono il tappo che impedisce la crescita delle nuove generazioni. Sono gli egoistelli che votano gli inventori del Tallero a Livorno (una ridicola banconota che sembra uscire dal monopoli, senza nessun valore legale) che garantisce piccoli sconti grazie alla buona volontà, o all’incoscienza, di uno sparuto numero di commercianti del centro. Sono gli ignoranti per i quali due più due fa quattro solo quando devono farti i conti in tasca, cosa che non ti permettono di fare a loro. Evadono quando possono, sfruttano la mano d’opera, odiano gli immigrati e stanno a destrissima. Anche se votano a sinistra. Si distinguono per gridare sempre più forte degli altri. Per nascondere le loro porcate. A loro non va mai bene niente e sono sempre in prima fila a sostenere le restaurazioni, dopo che hanno sostenuto che si doveva cambiare, perché loro sono per il cambiamento non per cambiare sul serio, ma perché tutto rimanga com’è. E se si ha la fortuna di riuscire a parlare un linguaggio abbastanza semplice da riuscire a comprenderli, si scoprirà che sotto le grida non c’è niente. Soltanto agghiacciante conformismo e l’usuale, italianissimo: “Ah! Se ci fossi io!”.

 

Sono coloro che travestiti da progressisti popolano tutte le fasce della società e che trovano sempre il modo di arringare qualcuno, non importa se la moglie, il marito, sparuti gruppi al bar o folle inneggianti, proponendo puntualmente il ritorno al passato come cura per futuro semplicemente perché il futuro che vedono di fronte a sé non è più confacente ai progetti messi in campo per loro stessi. Hanno bisogno del sostegno altrui per dimostrare la validità delle loro idee che spacciano per progresso e cambiamento sociali. Sono i pericolosissimi fanatici del profitto e dell’odio contro tutto e tutti, vere e proprie metastasi di questa società così complicata che tanto ha bisogno di un cambiamento di prospettiva e di una presa di responsabilità individuale così profonda e radicale da riuscire a contagiare positivamente ogni persona non il nome dell’odio verso tutti, ma della prosperità di tutti. I tempi sono maturi.

 

 

 

(13 febbraio 2017)

 




 

 

 

 

 

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