
di Daniele Santi
Sallusti scrive su Il Giornale della sua idea di democrazia, come se non fosse sufficientemente chiarita, quell’idea, da vent’anni di Berlusconismo e di giornalaismo di Famiglia e, dopo avere assistito – sono parole sue – “da spettatore alla festa de Il Fatto Quotidiano che si è tenuta nel weekend alla Versiliana di Forte dei Marmi. Bravi, non c’ è che dire. Il dibattito era quello sui «social network», quelle strane cose che si chiamano Facebook e Twitter”. Quelle strane cose, da sole, muovono qualcosa come duemiliardi e duecento milioni di persone, che per Sallusti contanto evidentemente poco, o nulla, e son tutte cretine, dato che poi più avanti, nello stesso articolo, propone di spegnere “internet per vedere l’effetto che fa”. Purtroppo per lui e per i suoi ammiratori, sarà invece Internet a spegnere Sallusti, così come Internet ha spento Berlusconi e spegnerà Grillo: perché chi di Internet ferisce di Internet perisce.
L’alfiere della destra illuminata, quello degli articoli dai titoli e dai contenuti “forti” che tanto andavano di moda su quotidiani del tutto morigerati nei modi e nelle intenzioni come Il Giornale o Libero, ora scopre che è il momento di ribellarsi a quello che lui chiama – ribadendolo in una intervista a Radio24 al programma “Si può fare” – coloro che offendono la gente gratis nascondendosi dietro l’anonimato. Non ci si aspetta da uno che definisce “Facebook e Twitter” delle “strane cose” che si capisca che sul web (a meno che non si parli di deep web, ma per quello Sallusti deve chiedere dalle parti dell’Isis) non c’è anonimato possibile perché c’è una carta d’identità infallibile che si chiama indirizzo IP che dice esattamente chi a quell’ora, da dove e da quale computer ha scritto quella tal offensiva insopportabile cosa.
E’ evidente che Sallusti, uomo intelligente e preparato, dice tutto quel che dice per provocare, perché appartiene a quella generazione per i quali la provocazione conta più dell’azione politica. Non stupisce, dati i governi che ha sostenuto negli ultimi vent’anni. Stupisce piuttosto che provochi su un tema del quale palesemente non sa nulla, essendo sempre stato abbastanza intelligente da star fuori dalle dispute che lo potevano vedere, in qualche modo, perdente. Cita Mentana, il buon Sallusti, e lo cita elogiandolo per essere stato il primo a dire “apertamente una cosa che anche io penso da tempo, esattamente che in Rete circola più spazzatura che informazione, più odio che solidarietà, più ignoranza che intelligenza, più nazisti che democratici”, verrebbe da dire che per un lungo periodo, i quotidiani della destra berlusconiana, quella che a Sallusti tanto piace, erano animati dalla stessa spazzatura, ignoranza, mancanza di democrazia. Non ci stupisce nemmeno più di tanto che un Sallusti tornato vergine si stupisca.
“Che diavolo ce ne facciamo di tutta questa presunta democrazia, di questa libertà senza regole e confini? A mio modesto avviso nulla…”, verrebbe da rispondere che è molto meglio la dittatura della televisione che rincretinisce, verrebbe da dire che tutto ciò che si vede sul web ora, prima stava nei bar e che a quell’abbassamento culturale spaventoso che tanto angustia Sallusti hanno contribuito anche certi programmi fatti di cosce e culi seminudi, tronisti e troniste di vario genere, certe mariedefilippi dell’informazione, certi piagnistei venduti come spettacolo e via di questo passo da televisioni della stessa famiglia che edita Il Giornale. Verrebbe da ironizzare sul fatto che a Sallusti spaventi la troppa democrazia, perché la troppa democrazia non serve a nulla. C’è chi accetta di vivere in dittatura: dipende dal premio in palio. Quindi Sallusti confessa di essersi “spaventato” – in un eccesso di compassione – “per loro”, dove loro sono coloro che “pensano di esistere” postando una foto, un video, magari a beneficio di parenti ed amici che li guarderanno quei video o quelle foto. Verrebbe da dire che ce ne sono troppi che “pensano di esistere” scrivendo un articolo morto prima ancora di uscire, un andazzo che dura dal 1994, ma siamo persone di pace e staremo zitti.
Poi la chiamata del direttore al direttore, perché le grandi menti si parlano solo tra simili, con Sallusti che propone a Marco Travaglio “un Nazareno per tornare a una sana democrazia a libertà limitata e sorvegliata. I cretini, e l’uso cretino della tecnologia, per favore fuori”. E per oggi può anche bastare.
(10 settembre 2016)
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