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Visioni di #milamercadante: Spagna, la sottile [sic] linea nera di Mariano Rajoy

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Mariano Rajoy 00di Mila Mercadante twitter@mila56170236

 

Le riforme servono sostanzialmente a garantire più poteri ai governi, meno diritti ai cittadini, meno tutele ai lavoratori e meno stato sociale. Rajoy in Spagna per il troppo entusiasmo s’è fatto prendere la mano e più che riformare ha reintrodotto lo stato di polizia. Con la nuova legge per la sicurezza dei cittadini ha esagerato al punto che da Bruxelles i membri della Commissione per i Diritti Umani gli hanno chiesto se per caso non avesse nostalgia di Franco. Lui deve averlo scambiato per un complimento, fatto sta che la legge ha seguito il suo iter, è stata già approvata in Parlamento ed entrerà in vigore dal 1° luglio. Gli spagnoli la chiamano ley mordaza e fa seguito alle pesanti restrizioni sul diritto di sciopero.

 

Per mandare a casa Aznar nel 2004 fu sufficiente che i cittadini spagnoli si scambiassero poche migliaia di sms e il giorno dopo il capo del governo balbettava le sue scuse per aver mentito sulla matrice degli attentati ai treni a Madrid. Vi ricordate? Erano altri tempi. Undici anni soltanto ed è cambiato tutto. Lo scorso aprile la suggestiva protesta degli ologrammi di migliaia di individui che da tutto il mondo hanno voluto sostenere gli spagnoli, ha simbolicamente raffigurato un orribile futuro fatto di non-persone, perché il divieto di esprimersi liberamente annulla la dignità e rende gli esseri umani simili a ombre.

 

Commettendo i reati contemplati nella legge bavaglio non si finisce quasi mai in carcere: il detenuto costa e poi bisogna evitare il sovraffollamento delle patrie galere. Non solo, le sanzioni pecuniarie riguardano i reati amministrativi, quindi si applicano nell’immediato e senza giudizio o processo. Chi volesse fare ricorso dovrebbe pagare in ogni caso la pena pecuniaria in anticipo. I salassi partono dai 600 euro per i reati considerati minori fino ai 30 mila e nei casi più gravi addirittura fino ai 600 mila euro. A chi non può pagare si confiscano i beni – casa compresa – per il valore corrispondente alla sanzione. A mantenere l’ordine pubblico sono stati chiamati anche i rinforzi, cosicché i vigilantes privati possono perquisire i cittadini anche solo per un sospetto. Se un cittadino denuncia un abuso da parte delle forze dell’ordine vale il pricipio di veridicità, che viene attribuito agli uomini in divisa: conta soltanto la loro testimonianza, non quella delle persone offese, le quali per farsi valere possono ricorrere al tribunale col rischio di perdere la causa e di dover sostenere tutte le spese.

 

Secondo la nuova legge non si può più manifestare se non con il consenso delle autorità, e se il consenso viene accordato non ci si può avvicinare ai palazzi governativi o a infrastrutture sensibili. Non si può esprimere dissenso in occasione di eventi pubblici, ricorrenze o feste religiose né con le parole, né con cartelli o striscioni, non con una danza o una performance artistica, e nemmeno con una canzone. Non si può circolare per strada senza documenti di riconoscimento e se uno sbadato si fa beccare per tre volte in un anno senza carta d’identità paga una multa che può arrivare fino a 30 mila euro. Se un gruppo di cittadini nonostante tutto decide di riunirsi per un sit-in la polizia può intimare l’immediato sgombero del suolo pubblico: i sit-in sono proibiti. A Carnevale – posto che gli spagnoli abbiano ancora voglia di festeggiare – non venisse in mente a nessuno di indossare maschere, abiti o simboli che facciano riferimento ai governanti e alla politica in generale, perché è assolutamente vietato, così come è vietato portare con sé oggetti che somiglino a bastoni e mazze: tanto per dire, chi si vestisse da spazzacamino dovrebbe lasciare lo scovolino a casa. Vietato mancare di rispetto alle forze dell’ordine, vietato fotografarle nell’esercizio delle loro funzioni, anche se si è fotoreporter e giornalisti. E’ vietato detenere per uso personale e consumare qualunque tipo di droga. E’ vietato ai senza casa occupare edifici vuoti. E’ vietato manifestare dissenso attraverso la piattaforma digitale. E’ vietato accogliere in casa un clandestino, è vietato addirittura farlo salire in automobile per offrirgli un passaggio. Ai clandestini, con la ley mordaza, è riservato un trattamento speciale che viola i princìpi a salvaguardia dei diritti umani: se gli stranieri riescono a oltrepassare le blindatissime frontiere spagnole vengono immediatamente rimpatriati senza neanche accertare se si tratti di rifugiati politici. Anche la stampa deve rispettare il governo. Un mese fa un giornalista Mediaset – che in Spagna è presente con due reti televisive – è stato prontamente cacciato per aver criticato Rajoy. Gli spagnoli attraverso Twitter e Facebook hanno invitato tutti a boicottare le reti Mediaset. Tra meno di due mesi potrebbero non essere liberi di protestare sui social.

 

Si può ancora sperare? Il partito socialista spagnolo si è rivolto alla Corte Costituzionale e Rajoy deve fare i conti con le rimostranze di ONU e Commissione europea, dunque esiste la probabilità che prima di luglio a causa delle pressioni esterne la ley mordaza subisca qualche modifica, ma se Rajoy dovesse rinunciare a sanzioni pecuniarie troppo elevate e se fosse costretto a fare un paio di concessioni ciò non basterebbe a garantire la democrazia: la legge bavaglio configura ben 40 nuovi tipi di reato.

 

Il capo del governo spagnolo – sostenuto da Aznar – giustifica la severità della legge con la necessità di proteggere il paese dal terrorismo. La scusa è buona, di questi tempi far leva sulla paura torna sempre utile, ma gli organi istituzionali nazionali e sovranazionali hanno il dovere di tutelare diritti inalienabili che sono frutto di lunghe lotte e per i quali è stato versato tanto sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(11 maggio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2015  ©mila mercadante 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

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