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Un’occasione imperdibile, o almeno io la penso così

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di Marco Biondi

Oggi mi permetto di rievocare Riccardo Cocciante, altro cantante dei miei anni “verdi”. La canzone che mi viene in mente è “quando finisce un amore”, ma mi torna in mente non tanto per il testo – trattandosi di Cocciante, come sempre piuttosto sul drammatico – ma quanto per il principio: se l’amore che finisce è un amore contrastato, difficoltoso, burrascoso, allora forse si può parlare di un’occasione per riscattarsi, per rifarsi da lunghi e tormentati anni di convivenza. Non sto rievocando mie esperienze, tutte rintracciabili nei miei libri come sempre disponibili in libreria e su tutte le piattaforme, ma, sembra strano, sto introducendo un ragionamento sulla politica estera.

Ecco il punto: gli Stati Uniti che ci sono stati vicini e ci hanno sostenuto per decenni, oggi ci hanno detto che è finita, che dobbiamo fare da soli.

Lo hanno fatto senza tanto preavviso, certo il mio “non amico” peldicarota, è da un po’ che non somiglia affatto a quel partner premuroso, anche se un po’ invadente, che avevamo conosciuto. Dalla sua ri-elezione ha comportamenti che chi gli sta vicino ha definito “da alcolista sobrio”, come quando uno, avanti con gli anni, inizia ad invaghirsi di una donna più giovane e intrigante. Lui si dimostra sempre più lontano, nervoso, irruento, spesso scontroso e sempre più offensivo. Insomma, non ci ama più.

Noi cosa facciamo? Ci mettiamo in un angolo a piangere o pensiamo che, tutto sommato, potremmo cogliere l’opportunità? Fine del periodo difficile, apertura verso una nuova vita. Non necessariamente con qualcun altro, perché possiamo benissimo scoprire che stiamo anche bene da soli.

E allora vi parlo di Europa. Questi “Stati Uniti d’Europa” che non siamo mai stati capaci di creare, ma che ora potrebbero benissimo nascere. Che sia federazione o qualcosa d’altro, poco importa. L’importante è che prendiamo consapevolezza che possiamo tranquillamente fare da soli! Perché, anche se qualche parente ci piace poco, noi, come gruppo, sappiamo cosa fare e siamo in grado di farlo.

Guardate questo discorso di Ursula Von Der Leyen come ci snocciola i risultati raggiunti da quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina. Se la Russia ora fa paura, noi le abbiamo dimostrato che siamo capaci di difenderci. Ursula scrive, tra l’altro, su X, «grazie a REPowerEU, le importazioni russe di gas sono scese dal 45% all’inizio della guerra al 13% di oggi; le importazioni di carbone, dal 51% a zero; e quelle di petrolio greggio, dal 26% al 2%. Tutto ciò significa che elimineremo gradualmente i combustibili fossili russi per sempre. Solo pochi anni fa questo era impensabile. Ma abbiamo agito e ci stiamo guadagnando l’indipendenza dalla Russia». Risultati, non propaganda.

Ma noi da chi ci stiamo separando? Da chi ci ha messo dazi? Da chi ci obbliga ad acquistare le sue armi se vogliamo aiutare l’Ucraina? Da chi si sta facendo – come ha sempre fatto – solo ed esclusivamente i suoi interessi? Si, ma non solo, ci stiamo separando soprattutto da chi pretende di ficcare il naso nei nostri affari e dirci quello che possiamo o non possiamo fare.

E allora, organizziamoci e cerchiamo di diventare, davvero, completamente autonomi. Magari ci vorrà del tempo, non sarà “tutto subito”, ma ce la possiamo fare.

Anche perché l’Europa è, nei fatti, più grande e, potenzialmente, più importante e più potente, di quel partner che ci sta mollando. Lo siamo per popolazione totale – oltre 450 milioni di abitanti contro i 350 milioni degli USA, e anche se abbiamo un PIL di quasi 20.000 miliardi di $ pari ai due terzi di quello degli USA, noi lo raggiungiamo per qualità dei prodotti e non per coercizione agli acquisti come fanno, da generazioni, gli Stati Uniti. Ma, più di tutto, conta il fatto che la matrice storico culturale europea non ha nulla a che vedere con quella statunitense. Se fossimo, veramente uniti e lavorassimo come un gruppo affiatato, potremmo nel giro di pochi anni raggiungere e superare i numeri del nostro partner fuggitivo.

Allora, coraggio a due mani, mettiamoci d’accordo noi, paesi fondatori dell’Unione e, prendendo esempio da quello che dicevano le nostre mamme “io ti ho fatto e se voglio ti disfo”; mettiamoci al riparo da quelli che rappresentano o potrebbero rappresentare un ostacolo alla nostra indipendenza e alla nostra autonomia: le regole sono queste, se non vi piacciono, potete anche andarvene. C’è un dittatore, che probabilmente sta sovvenzionando in maniera palese o occulta i vostri dissidi all’interno della Comunità, che non vede l’ora di mettere le mani sulla vostra economia. Ma sappiate che da quel giorno, dissentire vi sarà proibito. Noi qui, nonostante tutto, continuiamo ad ascoltare le vostre ragioni, genuine o farlocche che siano.

Questo è il momento, non perdiamolo. Anche perché quanto riusciremo a realizzare in termini di unione di intenti e di organizzazione comune da qui ai prossimi due anni, potrà metterci al riparo da un eventuale nuovo esito infausto dell’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. E, se anche le elezioni andassero bene e tornasse un presidente democratico e ragionevole, ci troverebbe non più come una serie di partner con scarsa capacità contrattuale, ma come un insieme fiero e potente. Alla fine, pur se democratico e ragionevole, sarà pur sempre il Presidente della maggiore economia mondiale. Almeno finché non sarà superato dalla Cina. Nulla è immutabile sulla terra.

L’unica cosa che non finirà mai sarà la voglia di fare guerre e di conquistare in un modo o nell’altro, potenza e ricchezza. Finiamola di essere vassalli e impariamo a fare da soli. Ci conviene. O no?

 

 

 

(19 dicembre 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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