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PNRR, l’Italia chiede la settima rata da 18,3 miliardi. Ma è bene ricordare perché riceviamo così tanto

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di Massimo Mastruzzo (*Direttivo nazionale MET, Movimento Equità Territoriale)

È stata formalmente trasmessa alla Commissione europea la richiesta di pagamento della settima rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), pari a 18,3 miliardi di euro. Un passo importante nel cronoprogramma dell’attuazione del Piano, che porta avanti l’impegno italiano nell’ambito del Next Generation EU. Tuttavia, è bene ricordare – con onestà e chiarezza – da dove nascono questi numeri e quale ne sia il fondamento.

All’Italia è stato assegnato circa il 30% delle risorse complessive del Next Generation EU – 209 miliardi di euro su un totale di 750 – non per caso, né per meriti speciali, ma in virtù delle pessime condizioni economico-sociali di alcune aree del Paese, in particolare del Mezzogiorno.

La Commissione europea ha distribuito le risorse del Recovery Fund sulla base di criteri oggettivi e trasparenti:

  • la popolazione residente;
  • l’inverso del PIL pro capite;
  • il tasso medio di disoccupazione degli ultimi cinque anni.

Ed è proprio l’applicazione di questi parametri a far emergere un dato tanto significativo quanto amaro: il Mezzogiorno d’Italia si colloca, tra tutte le regioni d’Europa, tra quelle con i più alti tassi di disoccupazione e i più bassi livelli di reddito pro capite.

Pertanto, è logico, giusto ed equo che la maggior parte di queste risorse destinate all’Italia vengano impiegate proprio nel Sud, con l’obiettivo di colmare il drammatico gap infrastrutturale ed economico che da decenni separa le due Italie.

Basti pensare all’alta velocità ferroviaria che copre gran parte del Centro-Nord ma lascia scoperto il Sud, o al potenziale inespresso del porto di Gioia Tauro, snodo strategico del Mediterraneo mai pienamente valorizzato. O ancora alla rete stradale, ai trasporti locali, alla sanità e alla scuola, troppo spesso penalizzati da carenze strutturali croniche.

Non destinare una quota prioritaria e strategica del PNRR al Sud significa voler mantenere lo status quo, un sistema che – alla faccia della coesione sociale e della Costituzione – divide l’Italia in due: un Nord economicamente sviluppato e integrato, e un Sud costretto ancora oggi a rincorrere, o peggio, a emigrare.

Se davvero si vuole usare il PNRR come strumento di rilancio, allora è al Mezzogiorno che bisogna guardare. Non per spirito assistenzialista, ma per una semplice questione di giustizia ed efficienza: perché è lì che le risorse possono produrre il maggiore impatto, lì dove i bisogni sono più urgenti e le opportunità più grandi.

 

 

 

(2 luglio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 



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