Sono sempre loro. Quelli che se non facciamo questo siete autorizzati a fare quello hanno colpito ancora. Sono sempre loro, le signore e i signori che faremo questo e anche l’altro e addirittura di più che arrivano subito dopo gli altri che avevano abolito la povertà, insomma è la solita Italia che continua: promesse come se piovesse, creduloni che votano la qualunque salvo poi lamentarsi subito dopo avere votato, e nessuna promessa mantenuta. Ad esempio, la Legge Fornero sta ancora lì e la proposta di riforma delle pensioni, in una legge di Bilancio a crescita zero, è ancor peggio.
Le strette che allontanano l’uscita dal lavoro sono parallele alle spinte verso la previdenza complementare che tanto paice al ministro Giorgetti (chissà perché?) e sono tutte un miracolo: dai limiti al riscatto della laurea per l’accesso all’anticipata, a nuove finestre mobili e un meccanismo che agevola la tacita adesione dei lavoratori ai fondi pensione. Certo la grande fregatura partirà dal 2031 per chi maturerà i requisiti contributivi per l’anzianità (oggi 42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne, destinati a salire dal 2027), (è ben esaustivo sulla questione l’articolo di Repubblica, da leggere finché c’è).
A una lettura rapida, siamo tra coloro che la pensione non l’avranno e che quando non riusciranno più a lavorare avranno come alternativa un cappio al collo, la Fornero è ancora tutta lì. Proprio come questi inutili tromboni che mentre scriviamo sono su tutte le reti a farsi belli con una revisione ad usum puerorum da vendere in occasione dei telegiornali più visti di tutte le reti. C’è il solito Borghi che dice: “Nessun aumento”; c’è la solita Meloni che dice la sua come se fosse vera, prima di partire per Bruxelles; c’è Schlein che grida il suo “non ve lo permetteremo” come se fosse vero; c’è il solito leghista che parla del solito maxi-emendamento e dice “Non c’è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile e meno che mai di scippare il riscatto della laurea”; c’è la storiella delle finestre per la maturazione dei requisiti per l’anticipata dalla effettiva ricezione dall’assegno: dai tre mesi ora previsti si sale a quattro nel 2032-33, a cinque nel 2034 e sei dal 2035 con economie cifrate in 3,3 miliardi complessivi. La Cgil va all’attacco, ma per quel che ottiene potrebbe anche starsene zitta, anche se il sottolineare che “l’accesso alla pensione anticipata sale così a 43 anni e 9 mesi di contribuzione, nel 2035” forse un po’ di male al governo lo farà.
Poi ci sono tutti i programmi di approfondimento politico che ricordano la celeberrima frase di Salvini, oggi impegnato e diviso tra il Ponte sullo Stretto e la difesa a spada tratta di Putin, quando gridava a destra e oltre la destra: “Se dopo un anno di Governo non avremo abolito la legge Fornero siete autorizzati a spernacchiarmi”. Frase che si spernacchia da sé.
(17 dicembre 2025)
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