di Daniele Santi
Oggi il Governo Meloni, quello che ha promesso tutto e non ha fatto nulla (vedasi l’immensa sceneggiata videoregistrata delle accise), è diventato il terzo governo più longevo della Storia e lei, la presidente del Consiglio che va tutto bene finché ci sono qua io e faremo di tutto per continuare a fare quello che stiamo facendo, cioè niente che è comunque sempre meglio di quello che hanno fatto gli altri, dopo avere annunciato l’ennesima manovra lacrime e sangue, senza nessuno stimolo per l’economia, con aiuti alle madri che crescono da 40 a 60 euro al mese (nemmeno tre pacchi di pannolini a volere scialare), si è fatta bella per avere superato un record – perché lei sta dove sta per passare alla storia, mica per governare come si deve. Ed è tutta soddisfatta.
Il Governo Meloni ha superato oggi, per durata, il governo Craxi, il primo, ed è con una breve carrellata e per offrirvi un breve confronto che andiamo a spulciare solo tre o quattro delle cose che Craxi fece da capo del governo. Le ricordiamo senza confronti, perché a farsi del male i nostri politici ci pensano da soli, ed è il tempo a coprirli di fama o infamia (che importa? Sarò ricordato [cit.]…).
Il Governo Craxi (che durò dal 1983-1987) fece tre cose da nulla: abolì la scala mobile vincendo un referendum contro il PCI e la CGIL di allora, un nuovo concordato con con la Chiesa e si permise di circondare le forze Delta USA a Sigonella, ricordando alla premier di oggi che essere alleati non significa essere vassalli o proni o sposare elementi come la cultura MAGA (prendendosela con una presunta cultura woke che non esiste) o legarsi a un presidente USA che sta devastando le nostre economie.
Il Governo Craxi, guidato da Bettino Craxi, segretario del Partito Socialista Italiano (PSI), fu in carica dal 4 agosto 1983 al 1º agosto 1986 — per un totale di 1.093 giorni — diventando così il più longevo esecutivo della Repubblica fino a quel momento (a esso seguì poi il secondo Governo Craxi, una specie di roba di passaggio, che rimase in carica dal 1º agosto 1986 al 17 aprile 1987 (259 giorni), per un totale complessivo di circa 1.352 giorni di governo, ovvero quasi quattro anni continuativi al potere).
Craxi, che non abbiamo mai amato, ma la cui figura va rivalutata rispetto a tutto ciò che successe dopo riletto con l’esperienza e i governi di oggi, fu leader di un governo segnato da importanti interventi economici, istituzionali e diplomatici. Non esistevano i social, così che avevano tempo per governare.
La “scala mobile” e la lotta all’inflazione
Noto come il decreto di San Valentino ( era il 14 febbraio 1984), il governo Craxi ridusse la scala mobile, ossia il meccanismo automatico di adeguamento dei salari al costo della vita per frenare la spirale inflazionistica che negli anni Settanta e primi Ottanta aveva eroso la competitività italiana. La misura suscitò una feroce opposizione della CGIL e dei partiti di sinistra PCI di allora in testa, sfociata poi nel referendum del 1985, che Craxi vinse. Effettivamente l’inflazione, nei due anni successivi, scese.
Il nuovo Concordato con la Chiesa
Poi ci fu, ed era sempre il 1984, la firma con la Santa Sede del Nuovo Concordato, che sostituì i Patti Lateranensi del 1929 e che sancì la fine della religione cattolica come religione di Stato, introdusse l’otto per mille e ridefinì i rapporti economici e giuridici tra Stato e Chiesa. Niente rosari branditi sui palchi durante i comizi, niente slogan in casa Vox al grido di “donna madre e cristiana”, ma una delle riforme istituzionali più significative della Prima Repubblica, salutata come un passo decisivo verso una piena laicità dello Stato italiano.
La Crisi di Sigonella e i Carabinieri a circondare le Forze USA
Poi venne la crisi di Sigonella nell’ottobre del 1985, quando il governo italiano si oppose alle pressioni degli Stati Uniti per ottenere la consegna dei dirottatori palestinesi dell’Achille Lauro e che si concluse con un divenuto celebre scontro tra i militari italiani (Carabinieri) e le forze americane sulla pista della base di Sigonella che furono costrette, su ordine dei loro superiori, a ripiegare. Lo scontro vinto da Craxi divenne simbolo di autonomia nazionale e dignità sovrana nelle relazioni con Washington, rafforzando l’immagine di un’Italia capace di assumere decisioni indipendenti.
Decisione che ci riesce molto difficile immaginare possibile oggi quando alleanza sembra fare rima con sudditanza e irrilevanza al grido di c’ero anche io, ma ero in ultima fila e non ho deciso nulla (e a chi mi vota e mi voterebbe comunque, non interessa).
Ecco perché invece di celebrare la durata di un governo che ha fatto pochissimo, e quel pochissimo nulla ha a che vedere con le promesse elettorali, basterebbe avere un sussulto di dignità politica e dire agli Italiani: ragazzi miei, vi ho promesso il mondo, ma le condizioni oggettive, unite alle numerose mediocrità di cui mi sono circondata senza che nessuno mi obbligasse, non mi hanno permesso di fare più del poco che ho fatto.
Senza quell’aura di insopportabile vittimismo autocelebrativo al quale pretende di abituarci.
(20 ottobre 2025)
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