di Samuele Vegna
È stata fatta esplodere l’auto di Sigfrido Ranucci. Questa notte a Pomezia il giornalista di Report ha subito un attentato che avrebbe potuto uccidere chiunque sarebbe passato da lì. Il giornalista, già sotto scorta, fortunatamente è rimasto illeso, in quello che sembra un atto intimidatorio o un tentativo di omicidio mal riuscito.
Il clima d’odio e di repressione del dissenso di questo governo potrebbe aver lontanamente ispirato questo attentato, che ci riporta negli anni peggiori della Repubblica quando venivano uccisi gli intellettuali per le loro “idee scomode e le loro inchieste pericolose”, tant’è che la presidente Meloni ha già espresso la massima solidarietà, come un po’ frettolosamente hanno già fatto tutti i membri del governo più a destra della Storia della nostra Repubblica. Persino la scorta è stata rafforzata personalmente dal ministro degli interni Piantedosi.
Colpisce, a mio vedere, questa fretta di solidarietà di chi lo ha sempre criticato e messo all’angolo in tutti i modi, cancellando puntate e inchieste che avrebbero rivelato la corruzione nel nostro Paese; quasi supera quella di chi lo ha sempre sostenuto, di chi ha sempre difeso la libertà d’espressione da certe bestie voraci.
La matrice di questo attentato è evidente: è una mano destra che ha azionato quella bomba, in un modo o in un altro. Il terrorismo è tornato, e questo governo non sa proteggere i giornalisti nonostante i decreti sicurezza.
Non sono un uomo di certezze assolute, ma sono sicuro che c’è una lista, e vi lascio con una domanda che è anche la mia: chi sarà il prossimo?

Qui il podcast dell’incontro che Samuele Vegnaha avuto con Sigfrido Ranucci al Teatro Carcano di Milano Gaiaitalia.com in podcast
(17 ottobre 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)