di Daniele Santi
il nostro Samuele Vegna – con il quale siamo spesso in disaccordo, ma siccome siamo liberali e il nostro è un quotidiano fatto anche di opinioni diamo spazio anche alle idee personali di chi, gratuitamente e consapevolmente, collabora a un progetto libero come il nostro – scrive qui un pezzo che fornisce l’esatta temperatura della questione sociale in questo paese il cui alzarsi, manifestandosi contemporaneamente alla questione palestinese (che sta lì da 75 anni, di fronte a un blocco israeliano che dura da 19), rappresenta fonte di preoccupazione per – chissà se per fortuna o purtroppo – buona parte della popolazione italiana che, pur riconoscendo in Israele una forza simil-totalitaria che usa la forza bruta contro i più deboli, non vuole vedere gente in strada che spacca vetrine. E sono sempre quelli per i quali ogni occasione è buona per rompere vetri. Progetti politici? Nessuno.
Stiamo dicendo che è giusto che Israele pirateggi contro la Flotilla in acque internazionali? No. Perché non lo pensiamo. Stiamo dicendo forse che non c’è stato nessun accordo tra Italia e Israele per fermare le barche a vela pro-Gaza esattamente nei modi in cui è avvenuto? Non siamo così ingenui. Stiamo forse dicendo che non nascerà una nuova narrazione con l’aiuto delle corazzate informative genuflesse al governo atte a far passare per visionari pazzoidi gli attivisti? No, la narrazione è già partita. Con l’aiuto del buon Capezzone che accusa: “Volevate lo scontro”.
Quello che stiamo dicendo, al netto di ciò che accade e di ciò che pensiamo di posizioni tanto estremiste quanto velleitarie, di vetrine spaccate e di stazioni bloccate, è che non siamo assolutamente certi che un governo non di destra come questo si sarebbe comportato in modo diverso rispetto all’orribile massacro di innocenti messo in atto da Netanyahu per ragioni che sono note: un altrettanto orribile massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre del quale tutti sembrano essersi dimenticati.
Il problema è la guerriglia in strada gridando e delirando di Pace ma come contestare chi pensa di fare il meglio con i poveri mezzi che ha (tutti usiamo i mezzi che abbiamo, non potendo averne altri)?
E’ purtroppo così tristemente (e storicamente) italiano questo mescolare le carte, al governo, all’opposizione e per le strade, sposando una causa dimenticandosi di un’altra altrettanto importante grazie a un frullatore ideologico di provenienza confusa così come confuse (e pericolose) sono le azioni messe in campo. E se si pensa che con questo tipo di azioni si possa arrestare la deriva autarchica e illiberale del governo al potere ci si sbaglia di grosso.
Ora insultateci.
(2 ottobre 2025)
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