di Giancarlo Grassi
Recita l’Art. 4 della NATO che
“Le Parti si consulteranno ogni qualvolta, a giudizio di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle Parti sia minacciata”.
ed è proprio a quell’articolo che Donald Tusk ha deciso di appellarsi dopo che che droni russi sono stati lanciati da Mosca nello spazio aereo polacco e uno ha distrutto il tetto di una casa abitata, poco distante dal confine con la Russia. E’ l’ennesima provocazione di Putin alla quale Trump rifiuta di porre un freno e che, anzi, sembra in qualche modo voler sopportare per questioni squisitamente interne – che lo perderanno.
La Russia ha invocato il no comment sui droni abbattuti in Polonia (“Da Nato e Ue accuse ogni giorno”, dicono questi poveri innocenti), abbattimento al quale ha partecipato anche un caccia italiano. “Preferiamo non commentare. Non rientra nella nostra sfera di competenza. È prerogativa del ministero della Difesa”, ha dichiarato il portavoce, Dmitry Peskov, del papaverume cleptocrate che governa il Cremlino. Secondo Rutte, segretario generale della NATO le cose sono un po’ diverse: “Questa violazione non è un incidente isolato” ha detto, “Che sia un atto intenzionale o meno si tratta di un’azione sconsiderata”.
Pragmatica Meloni che con una dichiarazione dal sito del Governo ha espresso “a nome del Governo italiano, piena solidarietà alla Polonia per la grave e inaccettabile violazione, da parte russa, dello spazio aereo polacco e dell’Alleanza Atlantica. L’Italia continuerà a lavorare per garantire la sicurezza europea, a partire da quella ucraina, e per il raggiungimento di una pace giusta e duratura”.
L’articolo 1 della Nato recita infatti che “Le Parti si impegnano, come stabilito nella Carta delle Nazioni Unite, a risolvere con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui possano essere coinvolte, in modo tale che la pace e la sicurezza internazionale e la giustizia non siano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza in modo incompatibile con le finalità delle Nazioni Unite”, e la nota di Meloni appare in piena sintonia con quanto espresso.
Certamente gli attacchi e le incursioni inquietano, e qui vale la pena ricordare l’Art. 5 della NATO, molto chiaro sulle modalità da intraprendere nel caso di attacco armato al territorio alleato:
“Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le Parti; e di conseguenza convengono che, se un tale attacco si verifica, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, l’azione che giudicherà necessaria, compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale.
Ogni attacco armato di tal genere e tutte le misure adottate in conseguenza saranno immediatamente portati a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Tali misure cesseranno quando il Consiglio di Sicurezza avrà preso le disposizioni necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.
Ci si riferisce, naturalmente, ad un attacco diretto. E mentre dalla Russia arriva la solita flatulenza di menzogne – “Niente prova che i droni siano russi”, se non la loro traiettoria, lo capirebbe anche un bambino – esce allo scoperto uno dei tanti incaricati d’affari della cleptocrazia del Cremlino, secondo il quale i droni di cui parlano le autorità di Varsavia sono entrati nel territorio polacco provenendo dall’Ucraina. Lo ha detto l’incaricato d’affari della Federazione Russa a Varsavia, Andrej Ordash.
Pronta la risposta di Zelensky: “Abbiamo le prove di un attacco deliberato in Polonia. Al momento sappiamo di 8 droni”. Per il premier britannico Starmer quella di Putin è una “mossa sconsiderata” e un fatto “profondamente preoccupante”.
(10 settembre 2025)
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