di Daniele Santi
Tifava Dolan il presidente che fa soldi con la sua permanenza alla Casa Bianca, e gli hanno infilato Prevost. “Un onore” ha risposto il Trump, ma non è detto che lo sarà. E nemmeno è detto che sarà facile per lui avere un papa americano tra i piedi.
Prevost non gliele ha mandate a dire: ha parlato di “ponti”, di fratellanza, di uguaglianza, ha aperto parlando di pace. Per tre volte. Il commento di Trump: “Sono onorato”, dimostra soltanto l’egopatia quasi patologica di un uomo che ritiene, a torto, di essere al di sopra di tutto e che, nel suo innaturale e pericoloso delirio di onnipotenza ritiene di essere in qualche modo artefice dell’elezione a papa di un’americano, che si è espresso in italiano e spagnolo – e nemmeno ha detto “Hello America” per salutare i suoi compatrioti – rende chiara soltanto l’estrema pericolosità unita ad una scandalosa incompetenza di un uomo d’affari che gli americani hanno eletto e del quale ora si lamentano. L’hanno eletto. Se lo godano.
Io non sono religioso e questo mi dà almeno un vantaggio: non potermela prendere né col papa né con coloro che lo hanno eletto. E’ la fortuna di essere un ordinario non credente: non me la prendo coi preti né con chi ho eletto. Solo con la mia coscienza (vi dò una notizia, anche i non credenti ne hanno una).
(9 maggio 2025)
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