di Giovanna Di Rosa #Russia twitter@gaiaitaliacom #Putin
Quando il destino si accanisce lo fa in modo spudorato e davvero incomprensibili perché mentre il maestro Putin celebra il referendum che lo consacrerà Zar con pieni poteri fino al 2036 a Salvini vengono negati i pieni poteri che chiedeva a gran voce e quindi la possibilità di essere eletto Zar a sua volta fino al 2050.
Per evitare assembramenti ai seggi, è la versione ufficiale, si voterà fino al 1° lugli e c’è da chiedersi quanto attendibili potranno essere i dati avendo sei giorni a disposizione per fare dei risultati ciò che si vuole, ma poco importa rispetto a ciò che cambierà: il voto infattitrasforma la Russia in una teocrazia ortodossa di ispirazione teo-sovietica e post-stalinista con vaghi riferimenti all’Iran degli Ayatollah tanto cari a Putin.
Le modifiche costituzionali che sanciscono la nascita dell’Impero delle Discriminazioni e dell’Illiberalità mascherate da democrazia, sono già state approvate da parlamento e Corte Suprema – controllate da Putin e dal suo partito – e la nuova e più importante modifica della Costituzione dalla fine dell’Unione Sovietica non è che l’ultimo ostacolo sulla strada di Putin, che, in base alle norme in vigore ora, dovrebbe chiudere nel 2024 il suo ultimo mandato. Gli emendamenti già approvati azzerano il cronometro dei mandati presidenziali, rafforzano il ruolo del parlamento già controllato da Putin, che avrà il potere di nomina del premier che sarà quindi controllato da Putin al quale verrà affidato il potere di controllo sulla Magistratura. Quindi la nuova costituzione russa sancirà la linea tradizionalista e nazionalista alla quale Putin negli ultimi anni si è affidato, vieterà il matrimonio ugualitario ed espliciterà la “fede in Dio” dei russi. Per la gioia del clero Ortodosso connivente.
Insomma una rivoluzione involutiva che riporta la Russia al pre-Rivoluzione e che chiude di fatto le porte alle speranze di democratizzazione del paese. Putin in carica fino al 2036 costituirà inoltre una costante minaccia per le democrazie occidentali e per l’Unione Europea già assediate dai deliri di democrazie illiberali che vengono propugnate attraverso nemmeno troppo nascoste manovre di avvicinamento agli ideali russi di Putin e a quelli teocratici ed antidemocratici di Erdogan, dei Pasdaran iraniani e di Victor Orbán.
Tutti buoni amici della destra sempre più estrema di Salvini, Meloni e Berlusconi.
(25 giugno 2020)
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