di Giovanna Di Rosa #Peresempio twitter@gaiaitaliacom #Buonisti
Gli ultimi fatti di cronaca, tragici, non vanno ricordati. Sono lì, sotto gli occhi di tutti. Così come i commenti inadeguati, gretti, pretestuosamente arzigogolati a commentare ciò che non si può commentare – la morte, le sue cause, i colpevoli, i presunti colpevoli, se qualcuno è più colpevole di un altro, le ragioni per cui.. – tutto a beneficio dei vivi ed alla rassicurazione che potendo parlare di chi non c’è più possiamo ricordarci di essere vivi e ringraziare per esserlo ancora.
Certo. Il vivere in una società dove ogni respiro è sotto i riflettori ci costringe a pensare che il nostro pensiero sia assolutamente indispensabile e quindi ci costringiamo, a dispetto della prudenza che tutti dovremmo avere, a verbalizzarlo o postarlo, a guisa di aforisma, sulle bacheche che ci renderanno eterni proprio come se fosse vero che meritiamo di esserlo.
In ultima analisi, e per chiudere, nelle questioni di vita e di morte davvero l’unico che potrebbe dire esattamente come sono andate le cose è chi non c’è più. Così che, per favore, smettiamola con le illazioni, i pareri, i RIP, le condoglianze pubbliche. Anche il buonismo a tutti i costi dovrebbe avere un limite. Quando poi tutto questo è condito di moralismo o, peggio, di assurde frasi che si ritengono motivazionali o esplicative del mistero della morte, c’è davvero solo da vergognarsi.
Noi, lo scriviamo da sempre, crediamo che di fronte alla morte si debba stare zitti.
(3 marzo 2020)
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