di Giovanna Di Rosa #politica twitter@gaiaitaliacom #voucher
Mentre Susanna Camusso e il buon Bersani sono colpito da subitanea ed improvvisa (oltre che improvvida) afonìa il governo che si ispira al fantafascismo populista alla racconto di Philip K Dick rivisto e corretto, detto anche del pentaleghismo, ne pensa un’altra delle sue: gli (un tempo) odiati voucher non saranno reintrodotti soltanto nell’agricoltura, ma anche nel turismo, così che chi è stato sottopagato continui ad esserlo. Nel frattempo il governo del cambiamento rifiuta alla Camera tutti gli emendamenti del PD che miravano a ridurre i costi del lavoro e rispetto ai voucher parla di introdurli solo per gli studenti e i pensionati. I migranti possono continuare ad essere sfruttati in nero dai loro datori di lavoro bianchi, leghisti e sovranisti.
Dal sindacato arriva solo silenzio o quasi: Susanna Camusso è afona e la UIL dice “No” ai voucher per “evitare abusi”; al programma oggi le comiche ci intrattiene invece il buon Bersani, che dal loop del giaguaro non esce più, e che si riferisce al governo del M5S e della Lega dicendo che nel corridoio “la mucca diventa toro”, perché si capisca in che mani la cosiddetta sinistra riformista si è messa.
A dare una dimostrazione del disastro prossimo venturo che la misura nota come Decreto Dignità provocherà nel paese, ci pensa Poste Italiane che ha dato il foglio di via obbligatorio – per stare nella metafora pentaleghista – a 8mila lavoratori precari.
Ne parla al quotidiano online IlDesk.it una lavoratrice messa in strada.
“I vertici delle Poste Italiane ha deciso di mandare a casa tutti i postini attivi che lavoravano con il contratto job act per il semplice motivo che avendo superato i 12 mesi lavorativi e non avendo superato le 4 proroghe sarebbero stati costretti ad assumerli obbligatoriamente a tempo indeterminato. Quindi per evitare la stabilizzazione del lavoro circa 8 mila postini saranno licenziati tra settembre e ottobre prossimi. I vertici aziendali hanno deciso di sostituire gli attuali precari, assumendo nuovo personale con contratti massimo di 3 mesi per poi arrivare a 10 e mandare anch’essi a casa per continuare a legittimare il precariato (…) L’ultima volta che Poste Italiane ha assunto è stato nel 2001 a seguito di un ricorso di massa presentato dai lavoratori alla magistratura del lavoro. Un ricorso accolto dai giudici. Un dura sconfitta per l’azienda (…) Dopo aver perso le cause, l’azienda è corsa ai ripari. I nuovi assunti devono firmare un contratto contenente una clausola che permette di entrare in una graduatoria a tempo indeterminato, cosa che tutti aspettano dal 2002 e che fino ad oggi non è stata fatta”.
Dunque siamo al miracolo senza fine e senza spiegazione. Non stupisce nemmeno tutto questo zittirsi di sinistre e forze sociali. Tacciono i sindacati (son stanchi, siamo a luglio e fa caldo, e quando fa caldo niente iniziative, programmi, obiettivi, figurarsi rompere i coglioni per stabilizzare i precari). Quei sindacati che fino a pochi mesi fa dovevano devastare il governo tacciono attoniti di fronte alla fantascienza al potere. Insieme a loro tacciono anche le sinistre alla Bersani che hanno partorito le agenzie interinali alla D’Alema. Tacciono anche le altre.
Del resto quando non si sa cosa dire è assai meglio stare zitti. Tuttavia sarà meglio ritrovare le parole. E in fretta.
(26 luglio 2018)
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