
di Emilio Campanella #Arte twitter@gaiaitaliacom #Cultura
Al Museo di Santa Caterina a Treviso, grandi novità ed ottime notizie. Il 24 febbraio verrà riaperto al pubbico, completamente riorganizzato e riallestito, quello che è uno dei Musei Civici specificamente, dedicato all’arte antica. L’importante restauro ha portato alla creazione ed all’ampliamento dello spazio destinato alle esposizioni temporanee, con la conseguente e definitiva esposizione delle collezioni senza il rischio di spostamenti, come era ancora lo scorso anno. Per quanto concerne l’importanza della quadreria ricordo solo tre nomi: Giovanni Bellini, Tiziano Vecellio, Lorenzo Lotto. Al pubblico consiglio caldamente una visita accurata, il piacere e la gioia di scoprire tutti gli altri, dal Medioevo al Settecento, ed apprezzare la presentazione e l’illuminazione accurata delle sale.
Dalla stessa data e sino al quattro giugno prossimo sui tre piani espressamente creati per le esposizioni temporanee, l’occasione teatralmente accattivante e vincente che Marco Goldin dedica ad Auguste Rodin, ultima tappa compiuta dal Museo parigino dello scultore, nella ricorrenza del centenario della morte, avvenuta il 17 novembre 1917. La manifestazione s’intitola: Rodin, Un grande scultore ai tempi di Monet. Il percorso espositivo consta di cinquanta sculture, ventitré disegni, tutte opere di Rodin, a parte il ritratto firmato da Camille Claudel e due dipinti: Reti da pesca a Pourville di Claude Monet del 1882 ( Collection Gemeente Museum Den Haag, The Netherlands) ed Il Pensatore di Rodin nel parco del dottor Linde a Lubecca, 1907 (Musée Rodin, Paris; foto in alto).

La mostra ha un andamento molto speciale, immersivo, come si usa dire oggi, ma senza inutili ed a volte, troppo presenti, supporti multimediali. Solo le opere e dei discreti e sintetici pannelli informativi; non una vera divisione in sezioni. Come si dice nell’opera, non uno stile a pezzi chiusi, ma un lungo, ampio avvolgente flusso che definirei wagneriano per la corrente continua di suggestioni estetiche ben concatenate l’una all’altra. Sono messe in evidenza le influenze e le suggestioni dall’arte classica come quelle evidenti e dichiarate da Michelangelo che avevano nutrito il viaggio in Italia del 1876.
Se l’esposizione di Legnano del 2011 metteva sotto la lente gli esordi dello scultore (Auguste Rodin. Le origini del genio, 1864-1884) sempre con il sostegno parigino, nel caso presente la mostra è completissima e riguarda tutta la vicenda professionale, e di converso, umana, dell’artista. La presenza della citata tela di Monet è lì a ricordare la mostra del 1889 in cui erano presenti 145 tele del pittore e 36 sculture di Rodin. Puntuale il Pensatore (1903) accanto al quadro di Munch.
Molte suggestioni e rimandi anche ad epoche successive: l’Adamo (1890 foto a lato) sembrerebbe quasi poter avere ispirato Nijinski per il suo Fauno, oppure le Tre ombre (ante 1886), o certe sculture di Wildt.
Il tema ci porta al Museo Bàilo dove grande è la presenza di Arturo Martini che molto guardò a Rodin, nei suoi esordi. Questo è un altro dei Musei Civici di Treviso, La Galleria del Novecento (Convento sino al 1866). Ulteriore motivo di interesse è l’esposizione in corso: Omaggio a Gino Rossi, a settant’anni dalla morte. Sempre curata da Marco Goldin, aperta sino al 3 giugno, e che aggiunge alle dieci opere della collezione, otto importanti lavori di collezioni private.
Da Treviso, Venezia dista solo una mezz’oretta di treno e dopo una passeggiata o poche fermate di battello si arriva a Ca’ Pesaro, Museo Internazionale d’Arte Moderna dove sotto la cura di Luca Massimo Barbero ed Elisabetta Barisoni, è stata allestita la mostra: Gino Rossi a Venezia, che si potrà visitare al secondo piano del palazzo, sino al 20 maggio prossimo.
Ma prima di parlare di Gino Rossi (a lato una sua opera), consiglio un giro per le sale del museo, al primo piano nobile, ed in particolare lasciarsi affascinare dai Borghesi di Calais nella prima sala (a Treviso è esposto il primo bozzetto del Monumento ai Borghesi di Calais, del novembre 1884); poco dopo, dal Pensatore, un gesso patinato dono di Filippo Grimani, 1907; accanto, Wildt e poco lontano da Arturo Martini; di fronte Bourdelle… (a quando una sua mostra in Italia? Sarebbe ora!).
Si sale di un piano e ci si trova nelle due raccolte salette dedicate a Gino Rossi, confrontato con alcuni degli esponenti di punta degli anni di Ca’ Pesaro sotto la direzione illuminata di Nino Barbantini, quando venivano chiamati “I ribelli di Ca’Pesaro”; ne abbiamo parlato da poco a proposito di Teodoro Wolf Ferrari a Conegliano. Dunque, eccoli qui, riavvicinati, confrontati ed affrontati: Boccioni, Casorati, Martini e Semeghini, faccia a faccia con la pittura sconvolgente e modernissima di Rossi, Fauve italiano sofferente e disperato, sensibilissimo e dannato, destinato a perdersi tragicamente, non prima, però, di lasciare il segno con la sua produzione, avara. Si contano poco più di 130 dipinti, ma bisogna cosiderare ciò che andò perduto a causa delle sue tragedie personali e familiari.. Qui si possono vedere riuniti olii su cartone, su tela, lavori su carta, linoleumgrafie, dal museo e dalla Collezione Cariverona. L’allestimento è accurato, così come le luci. Molto mi ha colpito l’illuminazione de Il bruto del 1913, in penombra, e che così risalta con grande evidenza, essendo un quadro molto scuro.
L’elegante catalogo edito da Marsilio, con una veste d’antan, fa il paio con il Picasso della Collezione Guggenheim, sempre di Marsilio. e dalla medesima estetica. I cataloghi di Treviso sono, invece, di Linea d’Ombra.
(24 febbraio 2018)
©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)