di Il Capo #nofascismo twitter@gaiaitaliacom #Politica
Ecco a fianco la celebrazione tribuata dai neofascistelli italiani allo stragista razzista Luca Traini, il cui slogan lascia poco spazio al dubbio.
E’ su questa banda di sciagurati senza passato e sicuramente senza futuro, così coraggiosi da nascondere i loro visi dietro lo striscione che pavidamente alzano alla ricerca di un’identità che sono ben lontani dal possedere e che probabilmente esaltano in cespugli ed orari notturni, che si basano gli appelli di una destra sciagurata che ha montato in poche settimane la più violenta campagna d’odio contro l’altro che si sia vista negli ultimi tempi. Secondo questa gentaglia, quella che si nasconde dietro a striscioni che inneggiano all’onore di uno stragista, uno che cerca di ammazzare sei persone (per alcuni nove, tre si sarebbero rifiutati di entrare in ospedale visto che in Italia vige il reato di clandestinità) in nome di una perversa idea della convivenza. I signori di cui sopra hanno esibito l’orrore che rappresentano, la loro incolta cialtronaggine, la loro mente vuota, a Ponte Milvio, nella Capitale, a poche ore dalla tentata strage di Macerata.
Sono i fascisti definiti neo coloro che in Italia mettono in pericolo la convivenza civile e non gli immigrati. La situazione caotica legata all’immigrazione è dovuta ad una legge sull’Immigrazione che si chiama Bossi-Fini e che ha regolarizzato centinaia di migliaia di immigrati, ma il leader del partito che contro l’immigrazione grida più forte non lo dice, perché lui in quel partito che ha votato la Legge c’era già, anche se ora fa finta di nulla per mero opportunismo elettorale.
E davvero non se ne può più di una classe politica che ad ogni tornata elettorale trova un nemico contro il quale scatenare la barbara rozzezza dell’intelletto elementare del popolino italiano, che ha bisogno di simboli forti [sic] nei quali riconoscersi per non suicidarsi nella disperazione di non essere nessuno.
E’ questa la classe politica che va sconfitta. Quella che all’idea di costruzione di un paese, pur nelle necessarie differenze che fanno parte della dialettica, ha sostituito l’idea di distruzione di un popolo. Dando la colpa a chi, poveraccio, pensa di trovare in Italia accoglienza e futuro.
(7 febbraio 2018)
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