di Giancarlo Grassi
Sul web gira di nuovo un articolo di circa un anno fa pubblicato dal Corriere assai interessante che non dice nulla che già non si sapesse, se ci si è interessati un minimo alle questioni politiche di questo paese. Tutto inizia quando un senatore del PD, tal Sposetti che non è uno qualsiasi come vedremo, dichiara che sfratterà il PD dalle sedi perché non paga l’affitto. Il PD sfrattato dalle sedi del PD? Non proprio, perché le sedi del PD occupate dal PD non sono del PD, ma dei DS. Ma i DS non erano sciolti o confluiti nel PD come i compagnucci della Margherita? Assolutamente sì, ma anche assolutamente no. E qui inizia una lunga storia tutta italiana che il Corriere il 20 agosto del 2016 racconta così.
La storiella è questa: da una parte la vecchia nomenklatura dei comunisti col rolex e i conti correnti a sei zeri, quelli che a parole son tutti classe operaia e sindacati e proletariato, ma nei fatti son vecchie signore sdegnose e permalose che guai a non salutarle col dovuto sussiego e dall’altra i giovani rampanti che escono dalla classe dirigente della Margherita, che erano giovanissimi ai tempi della fusione politica – ma non economica – del loro partito e dei DS, e che hanno conquistato a suon di voti alle primarie la segreteria del PD. Per ben due volte in quattro anni. La questione non poteva che andare di traverso a D’Alema, Bersani e compagnia perché in ballo – l’articolo del Corriere lo dice chiaramente – c’è ben più della poltrona e del potere interno al partito: ci sono un sacco di soldi che non possono finire in mano a chicchessia. E soprattutto non possono finire in mano a Renzi segretario del PD.
La guerra sta tutta lì. A dimostrazione che al bravo D’Alema dell’Italia non frega niente, ed ancor meno frega dell’Italia a Bersani, Speranza e giovani virgulti, gli ex signori del PD hanno appena scatenato una guerra ingiustificata alla segreteria del loro ex partito perché non si sa mai cosa possa succedere: tipo che Renzi decida di cambiare la legge sulle Fondazioni.
Per i comunisti con i conti correnti a sei zeri tutti sindacato, proletariato e classe operaia sarebbe un problema praticamente insormontabile. Ed un durissimo colpo al loro status. Ed al loro essere comunisti tutti d’un pezzo.
Sembra voler mettere fine alla questione l’Unità, che riprendendo Repubblica nel febbraio scorso, spiega ai suoi lettori la questione con un articolo dove si racconta del guardasigilli Andrea orlando erede designato del tesoretto della Fondazioni DS, il ché spiegherebbe il suo ergersi a nuovo dio della politica e la sfida a Renzi alle primarie.
E così si chiude – per ora – la meravigliosa storia dei comunisti col rolex ed il contro in banca a sei zeri.
(3 luglio 2017)
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