di Emilio Campanella
Chi conosce questo parco, sa quanto sia straordinario passeggiarvi, con qualunque tempo, in mezzo agli alberi, fra gli edifici di architetture di grande qualità e diversità, nei quali ci si addentra alla scoperta di rivelazioni artistiche, spesso indimenticabili, a volte meno! Bighellonando pigramente, o febbrilmente come alcuni, si può schizzare da un polo all’altro, come diceva Sally Bowles, in poche ore. Proporrò un giro rapsodico come diceva la mia grande amica Franca Trentin Baratto e ficcherò la testa nel padiglione della Finlandia che presenta Nathaniel Mellors & Erkka Nissinen, The Aalto Natives, curato da Xander Karskens.
Un singolare film pazzo e divertente, filosofico e scombiccherato della durata di cinquanta minuti. La bella, suggestiva, spiritosa, giocosa… pericolosa installazione di Jana Zelibska intitolata Swan song now, si può ammirare nel padiglione delle Repubbliche Ceca e Slovacca. Si fa un salto, e si arriva in un attimo, in Australia dove Tracey Moffat ci racconta le sue storie rétro intitolate My orizon, attraverso magnifiche fotografie in stile e video. In Francia, l’elegantissimo lavoro di Xavier Veilhan. Accanto, nel padiglione inglese, Phyllida Barlow: Folly, forme, colori, trasformazioni, scommesse spaziali ardite e vinte. Il Canada, il cui edificio ligneo, ancora non è stato ricostruito, consta di una sorta di periodico geyser visibile da molto lontano, suggestivo, e sicuramente molto frequentato da visitatori in cerca di refrigerio nei prossimi mesi, meno a novembre, immagino. Il lavoro è di Geoffrey Farmer. Poco lontano, il padiglione della Germania ripavimentato, ed in cui si cammina sospesi a mezz’aria, grazie al cristallo trasparente che calpestiamo, in attesa di ciò che accadrà sotto di noi. Per questa importante installazione di Anne Imhof, il padiglione è stato premiato con il Leone d’Oro. L’adiacente padiglione del Giappone si può vedere da sotto, come da sopra. E’ possibile, dunque, fare una coda, ed a costo di zuccate, curiosare il lavoro di Takashiro Iwasaki dal pavimento… Come vi piace. Io vi consiglio di accedere dall’altro e vedere con attenzione: Turned Upside Down, It’s a Forest, interessante proposta di riflessione fra concezione spaziale e concentrazione interiore, fra natura, architettura, spiritualità e rischio di sopravvivenza. Come si sa, dal Giappone alla Russia, il passo è breve… almeno qui. Negli ultimi anni questo padiglione, anche intelligentemente trasformato dalla scala a chiocciola centrale della sala principale che permette l’accesso agevole fra i due piani, risulta particolarmente interessante e stimolante. Questa volta, ovviamente con grandi riferimenti al 1917, Grisha Bruskin riempe di figure grandi e piccole, piccolissimi eserciti, popoli in marcia, fra luci teatralmente efficaci e giocando nel suo modo speciale con simbologie e miti, sacralità ed esoterismo Il lavoro s’intitola: Theatrum urbis MCMXVII. Al piano inferiore Rycicle Group opera uno spostamento angolare dell’obbiettivo e rende tridimensionale l’ispirazione dalla palude stigia dantesca, con un effetto drammaticamente sorprendente e di stretto collegamento consequenziale con l’opera di Bruskin. A conclusione del percorso, il bel video di Olga Pirogova: Garden. Un padiglione memorabile, celebrato anche dal bellissimo catalogo di Marsilio.
Passando, affacciatevi e guardate con attenzione il drammatico, intenso padiglione del Venezuela con i disegni di Juan Alberto Calzadilla ‘Alvarez. In Svizzera, un interessantissimo film documentario, intorno ad Alberto Giacometti. Il padiglione degli Stati Uniti, abilmente stravolto e violentato dal lavoro polemico di Mark Bradford ( Tomorrow is another day), artista presente in città per legami con realtà sociali di grande importanza. Passando dal ponte si arriva a S. Elena dove ci si può divertire con le proposte di Brigitte Kowanz e Erwin Wurm. In Egitto, il bel video di Moatas Mohamed Nasr Eldin. In Romania, l’artista decana, di grande forza, Geta Bratescu. L’ampia esposizione s’intitola: Apparition. Ho proposto una scelta: non tutto, ma di tutto.
(23 maggio 2017)
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