di Paolo M. Minciotti
In un articolo a firma di Olga Chernikova il periodico d’informazione online Messina Magazine ha pubblicato quella che sembra essere la traduzione di un servizio di una televisione russa dove si afferma che “sono confermate le notizie dei bambini, affidati alle famiglie gay, torturati e abusati sessualmente durante la loro permanenza in questi nuclei. E si parla di un 30%. Attualmente, i dati ufficiali pubblicati da enti governativi forniscono informazioni scarse o nulle in merito alla violenza sui minori nell’ambito degli istituti chiusi o delle famiglie adottive”. L’articolo viene mutuato direttamente da un servizio della televisione russa REN TV, utile strumento alla propaganda del presidente Putin, che tende a screditare le conquiste sul piano sociale e dei diritti individuali degli stati occidentali ad uso politico interno.
Quello che è vero è che la letteratura scientifica sull’omogenitorialità, citiamo la ricerca compiuta da Adams e Light nel 2015 che ha passato in rassegna tutte le pubblicazioni scientificamente accreditate al mondo, conclude che già intorno agli anni 2000 la comunità scientifica internazionale ha raggiunto l’unanimità sul principio che non sussistano differenze significative tra figli di genitori omosessuali e di quelli eterosessuali. E’ un peccato che Messina Magazine non abbia cercato fonti differenti da quella russa almeno per documentarsi meglio. Sono numerosi infatti i quotidiani italiani, anche ritenuti autorevoli, che hanno pubblicato interessanti articoli sull’assoluta ininfluenza dell’omoparentalità nell’eventuale crescita “disturbata” dei minori. Si legga quest’articolo de Il Post o quest’altro di Huffington Post. Messina Magazine non si è nemmeno preoccupato di verificare le informazioni, né di procedere a scrivere che – purtroppo per i minori – il maggior numero dei casi di pedofilia ed abusi sui bambini avviene nelle famiglie eterosessuali.
L’articolo, che è incommentabile anche dal punto di vista lessicale ed è leggibile qui, evita colpevolmente di soffermarsi sulla realtà russa, che avrebbe più di una ragione per essere fortemente contestata proprio sul tema delle adozioni. E’ buona pratica del governo di Vladimir Putin infatti dare in adozione ai paesi esteri, ma non quelli dove è in vigore il matrimonio egualitario come la Francia, i bambini che i buoni genitori russi prima adottano e poi restituiscono perché si stancano di avere a che fare con bambini problematici e, soprattutto, perché il governo di Putin non paga loro la quota prevista agli adottandi (faccenda che la dice lunga sul buon cuore con il quale certe famiglie affrontano l’adozione).
Le famiglie russe che riportano i bambini negli istituti da dove li hanno adottati sono mediamente 30mila all’anno, fatto che ci riporterebbe immediatamente alla definizione di barbari senza cuore, se la storia non ci avesse taciuto come i Barbari trattavano i loro figli. Passa inosservato ai tutori della pubblica morale del periodico online di cui sopra, lo spaventoso numero di bambini abbandonati in Russia che subiscono maltrattamenti negli orfanotrofi ed ai quali Putin vieta l’adozione in famiglie omogenitoriali, anche facoltose e che potrebbero offrire loro un futuro libero da preoccupazioni economiche, tanto per cominciare, in nome dell’odio verso i costumi occidentali che gli servono, è evidente, per mantenere il suo potere in patria fomentando – anche lui – lo scontro culturale e mantenendo la popolazione russa nell’ignoranza (l’articolo di Chernikova è una delle prove) su temi che potrebbero creargli problemi in patria (vanno ricordate qui le spaventose crociate antigay del presidente russo e della sua cricca).
(13 febbraio 2017)
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