di Daniele Santi
Il becerume che si definisce classe dirigente di questo paese di becerumi ambulanti è riuscito nell’impresa di tenere gli Italiani così occupati a fare i conti nelle tasche altrui da non avere il tempo per fare i conti nelle proprie. Di tasche. Ciò che viene fuori dalle ultime discussioni politiche [sic] ad uso di coloro che di professione fanno gli indignati sui social, invece di costruirsi una vita decente, è il maledire i dirigenti che invece una professionalità se la sono costruita ed ora, giustamente dal punto di vista del loro sforzo, ne godono i risultati. Anche economici. E’ vero, diceva un saggio, che nessuno potrà mai diventare ricco contando i soldi del vicino. E’ vero altresì che il gettare l’occhio nel cortile del vicino, ora che tutti postano (anche via video) ogni loro puzzolente flatulenza, è diventato qualcosa di più di un atteggiamento da evitare: è un modo per tenersi informati. Così che tra esperti di diritto amministrativo, tra commentatori da social che conoscono alla perfezione lo statuto della Rai, tra gentucola che se la prende per il canone Rai in bolletta (annunciato da tre anni, tempo abbondante per digerirlo ce n’è stato), attacchi violenti a chi scrive cose che non sono in linea con la linea del commentante, tra i deliri dei cittadini a 5Stelle che puntano il dito contro chiunque – così che non si vada a spulciare tra le loro magagne – e tutti coloro che sembrano non avere un cazzo da fare nella vita che non sia stare su un social, si compie l’amaro destino di coloro che, alla loro realizzazione personale, hanno fatto precedere l’invidia per coloro che la carriera se la son fatta. Loro stupidità? Non solo: piuttosto il trionfo del berlusconismo ora nascostosi nelle pestilenziali viscere del populismo della setta del grillo, del commercialista e del nipote del grillo, che fa leva sulla spaventosa tendenza dell’Italiano medio a seguire chi grida più forte pensando, allo stesso tempo, di fare di testa propria. Si chiama essere proni al potere. O leccaculismo. Ed è solo apparentemente una malattia incurabile della quale non si avvertono i sintomi. E con l’invidia ci va proprio a braccetto.
(26 luglio 2016)
©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)