di Giovanna Di Rosa
Se nemmeno la totale (e spesso insensata oltre che cieca) opposizione al governo Renzi è servita a rimpinguare la cassa-iscritti della CGIL, primo sindacato d’Italia per numero di tesserati, con un ago della bilancia che pende pericolosamente verso lo SPI, il sindacato pensionati, ed una grande fuga di giovani e precari, potremmo proprio dire che l’azione di Susanna Camusso, donna dal pugno di balsa a capo del sindacato che dice “No” a tutto, non è stata proprio un’azione degna di essere ricordata.
Camusso le battaglie le ha fatte tutte, soprattutto quelle inutili; si è concentrata su ciò che serviva, una sequela di “No” senza alcuna proposta. Ha manifestato tutta la sua repulsione per il governo Renzi, ha polemizzato oltre la decenza con il governo di quarantenni del Pd, ergendosi a portavoce di un sindacato che la vede giovane [sic] (Camusso ha “solo” 60 anni) segretaria di un partito in mano ai pensionati e quindi vecchio e suo malgrado conservatore.
Dalla fine del 2014 la CGIL ha perso qualcosa come 723.969 iscritti (sono dati pubblicati da Repubblica) l’equivalente degli abitanti di Bologna più alcuni paesi della sua città metropolitana. “E’ colpa della crisi economica”, la gente ha meno soldi e quindi non spende i soldi in tessere. Soprattutto se non ne vede più l’utilità, aggiungiamo noi. I 12mila iscritti del gruppo Fiat sono oggi circa 2mila. Dev’essere proprio colpa della crisi e non di un sindacato che rappresenta a malapena la sua dirigenza delle cause perse.
Per la CGIL è troppo presto per commentare, perché i “dati definitivi si vedranno ad ottobre” e i conteggi vengono fatti “per motivi tecnici, non per altro”, perché la CGIL ha la risposta a tutto. Anche alla sua crisi di rappresentanza, al suo vuoto di idee, alla sua incapacità di vedere il cambiamento profondo di una società in continuo e velocissimo mutamento.
L’importante è, come fa la pasionaria della mutua Susanna Camusso, dare la colpa al governo di Matteo Renzi.
(19 agosto 2015)
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