di Giancarlo Grassi
E’ la figlia di Nemtsov politico russo assassinato dai sicari della nuova Russia, quella neosovietica dove la democrazia la decide uno col suo aprtito di fedelissimi oligarchi, che per sfuggire alla vendetta del Capo è dovuta emigrare in Germania ed in Russia non tornerà più. Ricorderete la storia, Nemtsov venne ammazzato da tre colpi alla testa sparati alle spalle da assassini rimasti sconosciuti (quindi conosciutissimi) che Putin disse avrebbe catturato “personalmente”, cosa che si è ben guardato dal fare.
Un uomo fu arrestato immediatamente e confessò, salvo poi ritrattare dicendo che lo avevano pestato affinché confessasse. L’uomo è sparito dalla cronache, e fors’anche dal mondo dei vivi.
Dalla Germania Zhanna Nemtsova, in un’intervista ripresa da Repubblica, si scaglia contro Putin ed il suo regime e contro una parte dei media russi. Chiede misure restrittive per i viaggi dei loro esponenti, media e Cremlino, in Occidente e li accusa di non essere giornalisti, ma “propagandisti”, gente che usa “metodi criminali”. Nemtsova continua affermando che il Cremlino impedisce che sia fatta piena luce sull’omicidio di suo padre, avvenuto il 27 febbraio sulla Piazza Rossa, ed accusa il governo russo di “pressioni” nei suoi confronti. Quali pressioni? La richiesta da parte del governo russo, tramite intermediario, di rinunciare all’avvocato che difende i suoi diritti per affidarli ad un legale “gradito” agli interessi di sua maestà Putin, esprimendo “vivo disappunto”, al rifiuto categorico di di Nemtsova che denuncia le uniche due alternative possibili oggi in Russia: tenere la bocca chiusa oppure dire ciò che si pensa correndo il rischio di morire sparati. O di sparire.
Zhanna Nemtsova vive in Germania e riprenderà la sua attività di giornalista per l’emittende televisiva Deutsche Welle.
(20 luglio 2015)
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