di Daniele Santi
Il viscido disprezzo per ogni azione che possa configurarsi come “anti-russia” e che rischi di minare i piani neosovietici del nuovo Zar di tutte le Russie, viene prontamente sabotata dagli abili manovratori del potere del Cremlino con disprezzo di qualsiasi verità, qualsiasi evento per quanto disumano, qualsiasi manovra, per quanto orribile.
La Russia ha posto infatti il veto sulla bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che avrebbe dovuto condannare il massacro di Srebreniça come genocidio: vent’anni fa, durante la guerra ella ex-Jugoslavia, vennero uccisi nella località almeno ottomila tra uomini ed adolescenti musulmani. E a vent’anni da quella strage orribile i potenti del mondo, questa accozzaglia di psicopatici, continuano a non prendere una decisione nemmeno per una risoluzione di condanna. Non solo la Russia pone il veto sulla condanna come genocidio, ma Cina, Nigeria, Angola e Venezuela, si astengono.
L’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin, ha motivato il veto definendo la bozza “non costruttiva, aggressiva e politicamente motivata”. Detto dall’Ambasciatore di uno stato che dell’aggressività e delle invasioni agli stati confinanti (leggi ucraina, ma anche Georgia) ha fatto la sua bandiera in nome di un neoespansionismo destabilizzante, suona ancor più minaccioso.
La Serbia si prostra definendo Putin e la Russia alleati “affidabili”.
(9 luglio 2015)
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