di Giancarlo Grassi
Il primo ministro Tsipras, comunista tutto d’un pezzo, così tutto d’un pezzo da allearsi con l’estrema destra pur di fare un governo, ha deciso che farà ricorso ad un referendum annunciato per il 5 luglio – in Grecia le cose si fanno in fretta, soprattutto quelle buone – per sottoporre all’approvazione dei cottadini greci l’approvazione del piano di rientro proposto dall’UE.
Incurante di ciò che la sua partita a scacchi sta provocando nel resto d’Europa, incurante delle ricadute che le sue scelte avranno sui paesi e sui cittadini che coi loro soldi hanno soccorso la Grecia, Tsipras continua con il suo tira e molla, consapevole delle conseguenze che un’uscita della Grecia dall’eurozona può provocare, ma senza apparentemente preoccuparsene troppo.
Eccessivamente esose le pretese dell’UE dice la propaganda Tsiprisana, come se i debiti non andassero onorati, a giustificazione di un referendum già abbondantemente annunciato durante la campagna elettorale con la quale Tsipras vinse le elezioni.
Avremo altro da scrivere tra pochi giorni.
(27 giugno 2015)
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