di Mila Mercadante twitter@mila56170236
I quotidiani – si sa – attraversano una fase di difficoltà e di transizione epocale. La velocità con cui le notizie si accavallano via web nell’arco di 24 ore senza soluzione di continuità ha provocato l’invecchiamento precoce del quotidiano cartaceo: già a un’ora dalla pubblicazione le notizie andrebbero rettificate e aggiornate. Per questa ragione il quotidiano digitale acquista popolarità, ma corre il grosso rischio che la necessità di rendicontare i fatti a ritmo serrato finisca col ridurre il giornalista a sintetico dispensatore di cronaca, politica e non: il suo compito potrebbe non discostarsi troppo da quello che già svolgono le agenzie di stampa. Per risolvere il problema il quotidiano on line si evolve e diventa magazin ee l’opinionista si trasforma: poiché è difficile invitare alla dialettica ragazzi e adulti assuefatti alla convenzionalità dello storytelling televisivo e al linguaggio del web, ormai anche gli opinionisti d’impostazione “classica”si sforzano di adottare un gergo da social e descrivono la realtà accantonando le sfumature, cosicché ogni evento, ogni situazione viene narrata in modo da offuscare qualunque complessità.Sono molti i segnali del fallimentodella riflessione critica a favore della semplificazione.
Non è un azzardo immaginare che gli opinionisti di domani seguiranno la falsariga degli esperti della nuova comunicazione orizzontale,due dei quali sono Andrea Scanzi e Selvaggia Lucarelli. Culturalmente dissimili, hanno gli stessi tratti distintivi: lo stile èsuperficiale e tranchant, conciso, espressivo, è uno stile in cui l’uso ripetitivo di parole mutuate dalla televisione o dal cinema (supercazzola) e le frequenti storpiature dei nomi rimanda ai comici e alla satira più rudimentale.“Ci sorprendiamo spesso a pensare o a scrivere le stesse cose”, ha dichiarato la Lucarelli riferendosi a Scanzi. Il taglio del commentatore emergente è contemporaneamente farsesco e aggressivo, tende sempre al paradosso, al contrasto, alla personalizzazione, alla caricatura dell’avversario politico e della società. Il guaio è che cogliendo solo la parte superficiale di ciò che accade e di ciò che ci circonda, finiamo col negarne la portata e il significato.
Non è un caso che Selvaggia Lucarelli sia piuttosto contesa sul piccolo schermo e dalla stampa: pare che nella prossima edizione di Announo su La7 sarà un’ospite fissa, naturalmente in veste di opinionista. Non solo: la blogger di Stanza Selvaggia ha lasciato Libero per trasferirsi a Il Fatto Quotidiano. Ma non pendeva tutta verso destra? Come se a lato della destra ci fosse una sinistra. Non era affezionata al pettegolezzo mondano e ai reality? Appunto: la prontezza di spirito non le manca, ha la staffilata facile, la sua rubrica su Libero incuriosiva anche chi non leggeva quel giornale. Dare un’occhiata alla divertente proposta di fidanzamento indirizzata al ministro Maria Elena Boschi e pubblicata un anno fa sul giornale di Feltri può servire a farsi un’idea molto precisa di quale sia il sentiment un po’ gossipparo che “vende”perché tende l’orecchio alle masse e che si nutre di elementi simbolici approvati, riconoscibili, immediatamente fruibili.
Lo scrittore e ricercatore Christian Salmon ha fatto un’osservazione interessante a proposito dei media: ha scritto che “hanno abbandonato la funzione giornalistica e le loro missioni originali – l’inchiesta, il reportage, l’analisi politica, l’informazione – per limitarsi a una funzione di decodifica. Sono i critici teatrali dello spettacolo della politica.” A conferma della tesi di Salmon, il FQ ingaggia un’intelligente maestra dell’effimero. Selvaggia Lucarelli rappresenta per il quotidiano una buona opportunità per incrementare le vendite dell’edizione cartacea sempre in vertiginoso calo e per attrarre lettori digitali. Per un giornale dichiaratamente indipendente quotarsi in borsa senza dover tenere conto dei profitti è complicatissimo, quasi impossibile. Per non annegare si nuota seguendo la corrente.
(4 maggio 2015)
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